Iam ludi publici quoniam sunt cavea circoque divisi sint corporum certationes cursu et pugillatu et luctatione curriculisque equorum usque ad certam victoriam circo constitutae cavea cantui vacet ac fidibus et tibiis dummodo ea moderata sint ut lege praescribitur. Adsentior enim Platoni nihil tam facile in animos teneros atque mollis influere quam varios canendi sonos quorum dici vix potest quanta sit vis in utramque partem. Namque et incitat languentis et languefacit excitatos et tum remittit animos tum contrahit civitatumque hoc multarum in Graecia interfuit antiquom vocum conservari modum; quarum mores lapsi ad mollitias pariter sunt inmutati cum cantibus aut hac dulcedine corruptelaque depravati ut quidam putant aut cum severitas morum ob alia vitia cecidisset tum fuit in auribus animisque mutatis etiam huic mutationi locus.
Versione tradotta
I giochi pubblici, poiché si tengono separatamente nel teatro e nel Circo, siano gare ginniche consistenti in corse, pugilato, lotta e corse di cavalli stabilite per il Circo fino a vittoria sicura, e il teatro invece si dedichi al canto e al suono delle cetre e dei flauti, purché con quella moderazione che la legge prescrive. Ritengo infatti con Platone, che nulla suggestiona di più gli animi sensibili e plasmabili che i varii suoni musicali, dei quali difficilmente si potrebbe dire quanto grande sia l'efficacia in entrambi i sensi: infatti la musica eccita i languidi ed illanguidisce gli eccitati, ed ora distende gli animi, ora li mette su, e interessò a molte città della Grecia conservare l'antico stile musicale. Infatti i loro costumi, rammollitisi, si mutarono insieme con la musica, o corrotti dalla sdolcinatezza e dall'involuzione di essa, come ritengono alcuni, ovvero in seguito alla decadenza della sua severità per causa di altri difetti, anche tale mutamento abbia potuto trovare allora accoglienza in orecchie ed animi già di per sé cambiati.
- Letteratura Latina
- Libro 2
- Cicerone
- De Legibus