De Legibus, Libro 2, Paragrafo 39 - Studentville

De Legibus, Libro 2, Paragrafo 39

Quam ob rem ille quidem sapientissimus Graeciae vir longeque doctissimus valde hanc labem veretur. Negat enim mutari posse musicas leges sine mutatione legum publicarum. Ego autem nec tam valde id timendum nec plane contemnendum puto. Illud quidem quae solebat quondam conpleri severitate iucunda Livianis et Naevianis modis nunc ut eadem exultet * cervices oculosque pariter cum modorum flexionibus torqueant. Graviter olim ista vindicabat vetus illa Graecia longe providens quam sensim pernicies inlapsa civium [in] animos malis studiis malisque doctrinis repente totas civitates everteret si quidem illa severa Lacedaemo nervos iussit quos plures quam septem haberet in Timothei fidibus indi.

Versione tradotta

Perciò quel sapientissimo e dottissimo uomo Greco teme assai questo contagio. Egli afferma infatti che le leggi della musica non si possono cambiare senza un cambiamento parallelo delle leggi dello Stato. Io poi penso che non ci sia ragione per un così grave timore, ma neppure di tenerne pochissimo conto; certamente vedo bene come quelle teatri, che una volta di solito risonavano della lieta compostezza dei ritmi liviani e neviani, adesso si esaltino distorcendo teste ed occhi insieme alle modulazioni dei suoni. Queste mode un tempo erano represse pesantemente da quella Grecia antica, che vedeva già come quella tara, penetrata a poco a poco nell'animo dei cittadini, con cattive tendenze e nefaste dottrine avrebbe improvvisamente sconvolto intere città, se è vero che la severa Sparta fece tagliar via dalla cetra di Timoteo le corde superiori a sette.

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