De Legibus, Libro 2, Paragrafo 45 - Studentville

De Legibus, Libro 2, Paragrafo 45

Agri autem ne consecrentur Platoni prorsus adsentior qui si modo interpretari potuero his fere verbis utitur: ‘Terra igitur ut focus domiciliorum sacra deorum omnium est. Quocirca ne quis iterum idem consecrato. Aurum autem et argentum in urbibus et privatim et in fanis invidiosa res est. Tum ebur ex inani corpore extractum haud satis castum donum deo. Iam aes atque ferrum duelli instrumenta non fani. Ligneum autem quod que voluerit uno e ligno cato itemque lapideum in delubris communibus textile ne operosius quam mulieris opus menstruum. Color autem albus praecipue decorus deo est cum in cetero tum maxime in textili; tincta vero absint nisi a bellicis insignibus. Divinissima autem dona aves et formae ab uno pictore uno absolutae die itemque cetera huius exempli dona sunto.’ Haec illi placent. Sed ego cetera non tam restricte praefinio vel hominum vitiis vel subsidiis temporum inductus: terrae cultum segniorem suspicor fore si ad eam utendam ferroque subigendam superstitionis aliquid accesscrit.

Atticus: Habeo ista. Nunc de sacris perpetuis et de Manium iure restat.

Marcus: O miram memoriam Pomponi tuam! At mihi ista exciderant.

Versione tradotta

Inoltre mi trovo d'accordo con Platone, che non si debbano consacrare i terreni; infatti, se pure sarò capace di interpretarlo, si esprime press'a poco in questi termini: "La terra dunque, come il focolare domestico, è sacra a tutti gli dèi; perciò nessuno la consacri una seconda volta. L'oro e l'argento, poi, nelle città e nei tempietti privati e nei santuari pubblici suscitano invidia. L'avorio, estratto da un corpo senz'anima, non è dono sufficientemente puro per il dio; ed il bronzo ed il ferro sono materiali da guerra, non da templi. Quanto al legno poi, se ne dedichi quello che uno vuole, e del pari per gli oggetti di pietra nei templi pubblici, ma i tessuti non ricamati più di quanto ne possa fare il lavoro d'una donna in un mese. Il color bianco poi è il più adatto alla divinità anche per i manufatti in altro materiale, ma specialmente per quelli di tessuto; non si impieghino tinture se non nelle insegne militari. I doni più degni della divinità sono gli uccelli ed i quadri composti da un solo pittore in un sol giorno di lavoro; e così gli altri doni siano pur essi di tal fatta". Questi sono quanti piacciono a lui; ma per tutto il resto io non porrei limiti così ristretti, indottovi dai difetti umani o dal progresso dei tempi; penso però che la coltivazione della terra diventerebbe più trascurata, se si aggiungesse qualche superstizione nello sfruttarla e nel sottometterla al vomere.

Attico: - Mi sono reso conto di tutto; resta ora da parlare dei culti perpetui e del diritto dei Mani.

Marco: - Che memoria meravigliosa la tua, Pomponio! A me, purtroppo, erano passati di mente.

  • Letteratura Latina
  • Libro 2
  • Cicerone
  • De Legibus

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti