Marcus: Est vero ita. Sed tamen huic amoenitate quem ex Quinto saepe audio Thyamis Epirotes tuus ille nihil opinor concesserit.
Quintus: Est ita ut dicis. Cave enim putes Attici nostri Amalthio platanisque illis quicquam esse praeclarius. Sed si videtur considamus hic in umbra atque ad eam partem sermonis ex qua egressi sumus revertamur.
Marcus: Praeclare exigis Quinte at ego effugisse arbitrabar et tibi horum nihil deberi potest.
Quintus: Ordire igitur nam hunc tibi totum dicamus diem.
Marcus: ‘A Iove Musarum primordia’ sicut in Aratio carmine orsi sumus.
Quintus: Quorsum istuc?
Marcus: Quia nunc item ab eodem et a ceteris diis immortalibus sunt nobis agendi capienda primordia.
Quintus: Optime vero frater et fieri sic decet.
Versione tradotta
Marco: - E' proprio così; eppure quel tuo Thyami in Epiro, come spesso sento dire da Quinto, non avrebbe nulla da invidiare all'amenità di questo luogo.
Quinto: - Sì; ma guardati bene dal credere che vi possa essere qualcosa di meglio della tenuta di Amalthio e di quei platani del nostro Attico. Ma, se così pare, sediamoci qui all'ombra, e ritorniamo a quella parte della discussione, da cui abbiamo divagato.
Marco: - La tua richiesta è giusta, Quinto - ma io già pensavo d'essermela cavata -, e nessuno di questi tuoi desideri può restare insoddisfatto.
Quinto: - Allora incomincia; infatti ti stiamo dedicando tutta l'intera giornata.
Marco: - "Da Giove il principio delle Muse", come ho esordito nel carme arateo.
Quinto: - E perché questo?
Marco: - Perché nello stesso modo adesso bisogna dare inizio alla trattazione partendo dal medesimo e dagli dèi immortali.
Quinto: - Benissimo, fratello, e ben conviene che così si faccia.
- Letteratura Latina
- Libro 2
- Cicerone
- De Legibus