Quintus: Aliquotiens iam iste iocus a te tactus est. Sed antequam ad populares leges venias vim istius caelestis legis explana si placet ne aestus nos consuetudinis absorbeat et ad sermonis morem usitati trahat.
Marcus: A parvis enim Quinte didicimus ‘si in ius vocat’ atque alia eius modi leges nominare. Sed vero intellegi sic oportet et hoc et alia iussa ac vetita populorum vim habere ad recte facta vocandi et a peccatis avocandi quae vis non modo senior est quam aetas populorum et civitatium sed aequalis illius caelum atque terras tuentis et regentis dei.
Versione tradotta
Quinto: - Già più volte hai toccato questo argomento. Ma prima di venire alle leggi relative ai popoli, spiegaci, per favore, la natura di questa legge celeste, affinchè l'onda dell'abitudine non ci travolga e ci spinga sulla strada di una comune conversazione.
Marco: - Fin da fanciulli, Quinto, ci è stato insegnato a chiamare leggi il " Se chiama in giudizio " ed altre espressioni di tal genere. Ma così occorre intendere, cioè che questi ed altri analoghi precetti e divieti dei popoli hanno la forza di invitare alle azioni corrette e di allontanare dalle colpe, forza che non soltanto è più antica dell'età stessa dei popoli e degli Stati, ma è coeva di quel dio che protegge e governa il cielo e le terre.
- Letteratura Latina
- Libro 2
- Cicerone
- De Legibus