Hic vero ingentem
pugnam, ceu cetera nusquam
bella forent, nulli tota morerentur in urbe,
sic Martem indomitum Danaosque ad tecta
ruentis
cernimus obsessumque acta testudine limen.
haerent parietibus scalae postisque sub ipsos
nituntur gradibus
clipeosque ad tela sinistris
protecti obiciunt, prensant fastigia dextris.
Dardanidae contra turris ac tota
domorum
culmina convellunt; his se, quando ultima cernunt,
extrema iam in morte parant defendere telis,
auratasque
trabes, veterum decora alta parentum,
devolvunt; alii strictis mucronibus imas
obsedere fores, has servant agmine denso.
instaurati animi regis succurrere tectis
auxilioque levare viros vimque addere victis.
Limen erat caecaeque fores
et pervius usus
tectorum inter se Priami, postesque relicti
a tergo, infelix qua se, dum regna manebant,
saepius
Andromache ferre incomitata solebat
ad soceros et avo puerum Astyanacta trahebat.
evado ad summi fastigia culminis,
unde
tela manu miseri iactabant inrita Teucri.
turrim in praecipiti stantem summisque sub astra
eductam tectis, unde
omnis Troia videri
et Danaum solitae naves et Achaica castra,
adgressi ferro circum, qua summa labantis
iuncturas
tabulata dabant, convellimus altis
sedibus impulimusque; ea lapsa repente ruinam
cum sonitu trahit et Danaum super
agmina late
incidit. ast alii subeunt, nec saxa nec ullum
telorum interea cessat genus.
Vestibulum ante ipsum
primoque in limine Pyrrhus
exsultat telis et luce coruscus aena:
qualis ubi in lucem coluber mala gramina
pastus,
frigida sub terra tumidum quem bruma tegebat,
nunc, positis novus exuviis nitidusque iuventa,
lubrica
convolvit sublato pectore terga
arduus ad solem, et linguis micat ore trisulcis.
una ingens Periphas et equorum
agitator Achillis,
armiger Automedon, una omnis Scyria pubes
succedunt tecto et flammas ad culmina iactant.
ipse inter
primos correpta dura bipenni
limina perrumpit postisque a cardine vellit
aeratos; iamque excisa trabe firma
cavavit
robora et ingentem lato dedit ore fenestram.
apparet domus intus et atria longa patescunt;
apparent Priami et
veterum penetralia regum,
armatosque vident stantis in limine primo.
at domus interior gemitu miseroque tumultu
miscetur, penitusque cavae plangoribus aedes
femineis ululant; ferit aurea sidera clamor.
tum pavidae tectis matres
ingentibus errant
amplexaeque tenent postis atque oscula figunt.
instat vi patria Pyrrhus; nec claustra nec
ipsi
custodes sufferre valent; labat ariete crebro
ianua, et emoti procumbunt cardine postes.
fit via vi; rumpunt
aditus primosque trucidant
immissi Danai et late loca milite complent.
non sic, aggeribus ruptis cum spumeus amnis
exiit oppositasque evicit gurgite moles,
fertur in arva furens cumulo camposque per omnis
cum stabulis armenta
trahit. vidi ipse furentem
caede Neoptolemum geminosque in limine Atridas,
vidi Hecubam centumque nurus Priamumque per
aras
sanguine foedantem quos ipse sacraverat ignis.
quinquaginta illi thalami, spes tanta nepotum,
barbarico postes
auro spoliisque superbi
procubuere; tenent Danai qua deficit ignis.
Versione tradotta
Qui davvero vediamo unaspra battaglia, come se altri
scontri non ci fossero altrove,
nessuno morisse in tutta la città,
così Marte indomito ed i Danai scagliatisi contro le mura
e la porta assediata,
creatasi una testuggine.
Le scale sappoggiano alle pareti e sotto gli stessi portoni
si muovono per i gradini e protetti
con le sinistre (mani)
oppongono gli scudi ai dardi, con le destre afferrano i tetti.
I Dardanidi di fronte divellono le
torri e tutte le coperture
delle case; con queste armi, poiché vedono la fine,
cercano di difendersi ormai in punto di
morte,
e scagliano le travi dorate, alte decorazioni degli antichi
antenati; altri sguainate le spade hanno occupato la
parte bassa
delle porte, le difendono in schiera serrata.
Gli animi rinfrancati accorrono alle case del
re
e rianimano con laiuto gli eroi e danno vigoria ai vinti.
Cera unentrata e porte segrete e passaggio solito tra
loro
dei palazzi di Priamo, e ingressi abbandonati
dietro, dove abbastanza spesso linfelice Andromaca,
finché
duravano i regni di Priamo, soleva recarsi, non accompagnata,
e conduceva Astianatte bambino dai suoceri e dal
nonno
Esco sulle cime del tetto più alto, da dove i miseri
Troiani scagliavano con forza gli inutili dardi.
Una torre
che sergeva a picco, alzata dai tetti
fino alle stelle, si vedeva tutta Troia
e le solite navi dei Teucri ed i campi
achei,
attaccatala attorno col ferro, dove i piani superiori
offrivano giunture vacillanti, sradichiamo dalle
alte
basi e spingiamo; essa scivolata subito produce un crollo
con fragore e cade largamente sopra le schiere
de
Danai. Ma altri subentrano, né frattanto cessano pietre
né alcun genere di proiettili.
Davanti allo stesso vestibolo e
sulla prima soglia Pirro
esulta spendente di armi e di luce bronzea:
quale un serpente alla luce, nutrito di erbe
maligne,
che il freddo inverno proteggeva furioso sotto terra,
ora, cambiate le pelli, nuovo e fresco di
giovinezza,
alzato il petto avvolge i dorsi levigati
dritto al sole e vibra in bocca con le lingue trifide.
Insieme lenorme Perifante e lauriga dei cavalli di Achille,
lo scudiero Automedonte, insieme tutta la gioventù
Sciria
accorrono alla casa e gettano fiamme ai tetti.
Lui tra i primi, afferrata una bipenne, spezza
le dure soglie e
svelle dal cardine gli stipiti
di bronzo; ed ormai tagliata la trave scavò i saldi
roveri ed aprì con largo squarcio un
enorme finestra.
La casa appare allinterno e si aprono i lunghi atri;
appaiono i penetrali di Priamo e degli antichi
re,
e vedono armati stanti sul limitar della soglia.
Ma la casa interna è sconvolta da gemito e misero allarme
e di
dentro i cavi palazzi ululano di lamenti
femminili; il grido ferisce le stelle dorate.
Allora le madri atterrite errano
tra le immense stanze
e abbracciatele stringono gli stipiti e stampano baci.
Pirro incombe con la violenza del padre; né
sbarre né le stesse
guardie valgono a resistere; crolla la porta per lariete continuo, e gli
stipiti cadono strappati
dal cardine.
La strada vi fa a forza; i Danai spaccano gli ingressi ed entrati trucidano
i primi e largamente empiono i
luoghi di soldataglia.
Non così, quando, rotti gli argini, un torrente spumeggiante
è uscito superato col gorgo le
opposte barriere,
si getta furente nei campi e per tutte le piane
trascina con le stalle gli armenti. Io stesso vidi
furente
di strage Neottolemo ed i fratelli Atridi sulla soglia,
vidi Ecuba e le cento nuore e Priamo tra gli
altari
macchiando di sangue i fuochi che aveva consacrato.
Quei cinquanta talami, sì grande speranza di nipoti,
gli
stipiti superbi doro barbarico e di spoglie
crollarono; i Danai occupano dove il fuoco arretra.
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