Ab urbe condita, Libro 21, Par. 26 - Studentville

Ab urbe condita, Libro 21, Par. 26

Qui tumultus repens postquani est Romain perlatus et Punicum insuper Gallico

bellum auctuni patres acceperunt, C. Atiliuni praetorem cum una legione Romana et quinque milibus sociorum, dilectu novo a

consule conscriptis, auxiliuni ferre Manlio iubent; qui sine ullo certamine – abscesserant enim metu hostes -Tannetum.

pervenit. Et P Cornelius, in locum eius quae missa cum praetore erat scripta legione nova, profectus ab urbe sexaginta longis

navibus praeter oram Etruriae Ligurumque et inde Salluvium montes pervenit Massiliam et ad proximum ostium Rhodani – pluribus

enim divisus amnis in mare decurrit – castra locat, vixduni satis credens Hannibaleni superasse Pyrenaeos montes. Quem ut de

Rhodani quoque transitu agitare animadvertit, incertus quonam ei loco occurreret necdum satis refectis ab iactatione maritima

militibus trecentos interim delectos equites ducibus Massiliensibus et auxiliaribus Gallis ad exploranda omnia visendosque ex

tuto hostes praemittit. Hannibal ceteris metu aut pretio pacatis iam in Volcarum pervenerat agrum, gentis validae. Colunt autem

circa utrainque ripam Rhodani; sed diffisi citeriore agro arceri Poenum posse, ut flumen pro munimento haberent, omnibus ferme

suis trans Rhodanum traiectis ulteriorem ripam amnis armis obtinebant. Ceteros accolas fluminis Hannibal et eorum ipsorum quos

sedes suae tenuerant simul perlicit donis ad naves undique contraliendas fabricandasque; simul et ipsi traici exercitum

levarique quam primum regionem suam tanta hominum urgente turba cupiebant. Itaque ingens coacta vis navium est lintriunique

temere ad vicinalem usum paratarum; novasque alias primum Galli incoliantes cavabant ex singulis arboribus, deinde et ipsi

milites simul copia materiac, simul facilitate operis inducti, alveos informes, nihil dummodo innare aquae et capere onera

possent curantes, raptim quibus se suaque transveherent faciebant.

Versione tradotta

Appena

questa improvvisa sollevazione fu riferita a Roma, i senatori compresero che alla guerra contro i Cartaginesi si stava

aggiungendo una guerra gallica e allora ordinarono al pretore Gaio Atilio di portare aiuto a Manlio con una legione romana e

cinquemila alleati appena arruolati dal console. Gaio Atilio, senza mai incontrare il nemico che si era allontanato per la

paura, giunse a Tanneto. Inoltre Publio Cornelio, arruolata una legione al posto di quella che era stata inviata agli ordini

del pretore, partì da Roma con sessanta navi da guerra e, dopo aver costeggiato il litorale etrusco e le regioni montuose dei

Liguri e dei SalhiVi, giunse a Marsiglia e pose gli accampamenti presso il braccio più vicino tra i molti con cui il Rodano

sfocia nel mare. In quel momento stentava a credere persino che Annibale avesse superato i Pirenei e ben presto seppe che si

stava adddirittura preparando a passare il Rodano. Incerto su quale zona scegliere per pararglisi contro, poiché i suoi soldati

non si erano ancora ripresi dallo sconquasso del viaggio via mare, prese tempo mandando avanti trecento cavalieri scelti

affinché, assieme a delle guide marsigliesi e a truppe ausiliarie galliche, procedessero ad una ricognizione generale e

osservassero i nemici da un luogo sicuro. Annibale, dopo aver pacificato tutti gli altri popoli ricorrendo non solo alla paura

ma anche al denaro, era giunto nel territorio del forte popolo dei VOICi. Questa popolazione è stanziata su entrambe le rive

del Rodano e nelle regioni circostanti; i Volci disperavano di poter tenere Annibale lontano dalla riva destra del fiume e

allora, per usare il fiume stesso come difesa, portarono al di là del Rodano quasi ogni loro cosa e occuparono in armi

l'altra riva. Annibale allettò con doni tutte le popolazioni rivierasche (e anche quei Volci che erano rimasti legati alle

loro sedi) ad aiutarlo nel radunare imbarcazioni da ogni parte e a fabbricarle. Del resto quelle popolazioni erano le prime a

desiderare ardentemente che l'esercito passasse e che la loro regione fosse sollevata dall'oppressione di una così grande

quantità di uomini. Fu perciò radunato un gran numero di navi e imbarcazioni rozzamente costruite per una navigazione vicina

alla costa. In un primo tempo i Galli si dettero a fabbricarne altre scavando ogni singolo tronco e poi anche gli stessi

soldati, sollecitati dall'abbondanza del materiale e dalla semplicità dell'esecuzione, fabbricavano in fretta scafi

grossolani per trasferire se stessi e le loro cose oltre il fiume; non si curavano di nulla: bastava che reggessero l'acqua

e fossero in grado di portare pesi.

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