Deiectis ut diximus antemnis, cum singulas binae ac ternae naves circumsisterent, milites summa vi transcendere in hostium naves contendebant. Quod postquam fieri barbari animadverterunt, expugnatis compluribus navibus, cum ei rei nullum reperiretur auxilium, fuga salutem petere contendebant. Ac iam conversis in eam partem navibus quo ventus ferebat, tanta subito malacia ac tranquillitas exstitit, ut se ex loco movere non possent. Quae quidem res ad negotium conficiendum maximae fuit opportunitati. Nam singulas nostri consectati expugnaverunt, ut perpaucae ex omni numero noctis interventu ad terram pervenirent, cum ab hora fere quarta usque ad solis occasum pugnaretur.
Versione tradotta
Abbattute le antenne, come dicemmo, mentre due o tre navi ne circondavano una, i soldati con somma violenza cercavano di passare sulle navi dei nemici. Dopo che i barbari si accorsero che accadeva questo, dopo che parecchie navi erano state espugnate, poiché a quel fatto non si trovava nessun rimedio, cercavano di guadagnare lo scampo con la fuga.
E mentre ormai le navi erano rivolte in quella parte dove soffiava il vento, improvvisamente sorse una così grande bonaccia e tranquillità del mare, che no potevano muoversi dalla posizione. Davvero quel fatto fu di grandissima opportunità per concludere l’affare. I nostri inseguendole le espugnarono una per una, tanto che pochissime da tutto il numero con l’intervento della notte giunsero a terra, essendosi combattuto quasi dall’ora quarta al tramonto del sole.
- Letteratura Latina
- Libro 3
- Cesare
- De Bello Gallico