Nunc
quoniam, Quirites, consceleratissimi periculosissimique belli nefarios duces captos iam et comprehensos tenetis, existumare
debetis omnis Catilinae copias, omnis spes atque opes his depulsis urbis periculis concidisse. Quem quidem ego cum ex urbe
pellebam, hoc providebam animo, Quirites, remoto Catilina non mihi esse P. Lentuli somnum nec L. Cassi adipes nec C. Cethegi
furiosam temeritatem pertimescendam. Ille erat unus timendus ex istis omnibus, sed tam diu, dum urbis moenibus continebatur.
Omnia norat, omnium aditus tenebat; appellare, temptare, sollicitare poterat, audebat. Erat ei consilium ad facinus aptum,
consilio autem neque manus neque lingua deerat. Iam ad certas res conficiendas certos homines delectos ac descriptos habebat.
Neque vero, cum aliquid mandarat, confectum putabat; nihil erat, quod non ipse obiret, occurreret, vigilaret, laboraret;
frigus, sitim, famem ferre poterat.
Versione tradotta
Ora, o Quiriti, poiché avete catturato e tenete in prigione i capi scellerati di una guerra delittuosissima e pericolosissima,
dovete considerare che tutte le milizie di Catilina, tutte le sue speranze, tutte le sue forze, una volta allontanati questi
pericoli dalla città, sono crollate. Mentre lo scacciavo dalla città, prevedevo, o Quiriti, che, una volta allontanato, non
avrei dovuto preoccuparmi dellinfirgandaggine di Lentulo, dellobesità di Crasso, della furibonda temerarietà di C. Cetega.
Fra tutti costoro, soltanto lui bisognava temere, ma fino a che fosse presente entro le mura della città. Conosceva ogni cosa,
aveva accesso a tutti, poteva chiamare, tentare, sollecitare, ascoltare. Gli era facile linduzione al delitto, perché a ciò
non gli faceva difetto né la parola, né la forza. Per portare a termine determinate imprese, aveva uomini sicuri, scelti ed
assegnati. Né, per la verità, se aveva ordinato qualcosa, la riteneva eseguita;non cera alcuna cosa che egli stesso non
preparasse, non affrontasse, non controllasse, non sopportasse:poteva sopportare il freddo, la sete, la fame.
- Letteratura Latina
- Libro 3
- Cicerone
- Catilinarie