Et si non minus nobis iucundi atque inlustres sunt ii dies, quibus conservamur, quam illi,
quibus nascimur, quod salutis certa laetitia est, nascendi incerta condicio, et quod sine sensu nascimur, cum voluptate
servamur, profecto, quoniam illum, qui hanc urbem condidit, ad deos inmortalis benivolentia famaque sustulimus, esse apud vos
posterosque vestros in honore debebit is, qui eandem hanc urbem conditam amplificatamque servavit. Nam toti urbi, templis,
delubris, tectis ac moenibus subiectos prope iam ignis circumdatosque restinximus, idemque gladios in rem publicam destrictos
rettudimus mucronesque eorum a iugulis vestris deiecimus.
Versione tradotta
E, se per noi sono non meno felici e memorabili quei giorni in cui siamo salvati rispetto ai giorni in cui nasciamo, in
quanto la felicità per la salvezza è indiscutibile, mentre è assai dubbia la condizione della nascita, poichè, nascendo, siamo
senza coscienza ed invece ci allietiamo quando veniamo salvati, e, poiché, per la benevolenza e la fama, abbiamo elevato fra
gli dei immortali colui che fondò questa città, dovrà subito esser tenuto in onore presso di voi e presso i vostri discendenti
colui che salvò questa medesima città ancora più grande.Infatti abbiamo estinto il fuoco che già circondava tutta la città, i
templi, i santuari, le case e le mura, abbiamo smussato le spade già sfoderate contro la Repubblica, allontanando i loro
pugnali dalla vostre gole.
- Letteratura Latina
- Libro 3
- Cicerone
- Catilinarie