Atque in ea re omnium nostrorum intentis animis alia ex parte oppidi Adiatuanus, qui summam imperii tenebat, cum dc devotis, quos Galli soldurios appellant – quorum haec est condicio uti omnibus in vita commodis una cum iis fruantur quorum se amicitiae dediderint, si quid his per vim accidat, aut eundem casum una ferant aut sibi mortem consciscant; neque adhuc hominum memoria repertus est quisquam qui eo interfecto, cuius se amicitiae devovisset, mortem recusaret – cum his Adiatuanus eruptionem facere conatus clamore ab ea parte munitionis sublato cum ad arma milites concurrissent vehementerque ibi pugnatum esset, repulsus in oppidum tamen uti eadem deditionis condicione uteretur ab Crasso impetravit.
Versione tradotta
Ma mentre gli animi dei nostri erano intenti in quella situazione, da un’altra parte della città Adiatuano, che aveva il supremo comando, con 400 fedeli, che i Galli chiamano solfuri – la loro condizione è questa che in vita godono di tutti i vantaggi insieme con coloro alla cui amicizia abbiano affidati se stessi, se a questi accada qualcosa per violenza, o insieme tollerano lo stesso evento o si danno la morte; e fino ad ora, a memori d’uomo, non è stato trovato nessuno che, se ucciso colui, alla cui amicizia aveva votato se stesso, abbia rifiutato la morte – con costoro Adiatuano tentando di fare una sortita, alzatosi il grido da quella parte della fortificazione, essendo i soldati accorsi alla armi ed essendosi combattuto violentemente, ricacciato in città, tuttavia ottenne da Crasso di godere della stessa condizione di pace.
- Letteratura Latina
- Libro 3
- Cesare
- De Bello Gallico