Sed quoniam earum rerum, quas ego gessi, non eadem est fortuna atque condicio quae illorum, qui externa
bella gesserunt, quod mihi cum iis vivendum est, quos vici ac subegi, illi hostes aut interfectos aut oppressos reliquerunt,
vestrum est, Quirites, si ceteris facta sua recte prosunt, mihi mea ne quando obsint, providere. Mentes enim hominum
audacissimorum sceleratae ac nefariae ne vobis nocere possent, ego providi, ne mihi noceant, vestrum est providere. Quamquam,
Quirites, mihi quidem ipsi nihil ab istis iam noceri potest. Magnum enim est in bonis praesidium, quod mihi in perpetuum
comparatum est, magna in re publica dignitas, quae me semper tacita defendet, magna vis conscientiae, quam qui neglegunt, cum
me violare volent, se ipsi indicabunt.
Versione tradotta
Ma, poiché non sono uguali la fortuna e le condizioni delle imprese da me gestite a quelle
di chi ha condotto guerre esterne, poiché mi tocca vivere con coloro che io ho vinto e sconfitto, mentre gli altri hanno
lasciato i nemici o uccisi o debellati, è vostro compito, o Quiriti, se agli altri le gesta compiute sono di giovamento, che le
mie non mi siano di detrimento. Io, infatti, provvidi a che le menti scellerate e nefande di uomini audacissimi non potessero
recarvi danno, è vostro compito ora provvedere che non rechino danno a me. Benchè, o Quiriti, da parte di costoro niente può
nuocermi. Infatti cè un grande presidio sui miei beni che mi è stato approntato in perpetuo, grande stima nella Repubblica
che, tacita, mi difenderà, grande forza danimo che quegli stessi che la trascurano, e vogliono che io abbandoni,
riconosceranno.
- Letteratura Latina
- Libro 3
- Cicerone
- Catilinarie