Eodem fere tempore Caesar, etsi prope exacta iam aestas erat, tamen quod omni Gallia pacata Morini Menapiique supererant qui in armis essent neque ad eum umquam legatos de pace misissent, arbitratus id bellum celeriter confici posse, eo exercitum duxit. Qui longe alia ratione ac reliqui Galli bellum gerere instituerunt. Nam quod intellegebant maximas nationes, quae proelio contendissent, pulsas superatasque esse continentesque silvas ac paludes habebant, eo se suaque omnia contulerunt. Ad quarum initium silvarum cum Caesar pervenisset castraque munire instituisset neque hostis interim visus esset, dispersis in opere nostris subito ex omnibus partibus silvae evolaverunt et in nostros impetum fecerunt. Nostri celeriter arma ceperunt eosque in silvas reppulerunt et compluribus interfectis longius impeditioribus locis secuti paucos ex suis deperdiderunt.
Versione tradotta
Quasi nello stesso tempo Cesare, anche se ormai l’estate era quasi trascorsa, poiché, mentre tutta la Gallia era pacificata, restavano i Morini ed i Menapi che erano in armi e non avevano mai mandato ambasciatori per la pace, ritenendo che quella guerra si potesse concludere velocemente, vi condusse l’esercito. Ma essi decisero di muovere guerra con una tattica di gran lunga diversa dagli altri Galli. Infatti poiché capivano che le più grandi nazioni, che si erano misurate con uno scontro, erano state sbaragliate e vinte ed avevano selve e paludi vicine, recarono là se stessi e tutte le loro cose. Essendo cesare giunto all’inizio di quelle selve ed avendo ordinato di fortificare gli accampamenti ed intanto il nemico non era stato visto, all’improvviso, mentre i nostri erano sparsi, volarono fuori da tette le parti della selva e fecero un assalto contro i nostri. I nostri velocemente presero le armi e li respinsero nelle selve e, dopo averne uccisi molti, inseguendoli in luoghi troppo intricati persero pochi dei loro.
- De Bello Gallico
- Libro 3
- Cesare
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