Atque ego ut vidi, quos maximo furore et scelere esse infiammatos sciebam, eos nobiscum esse et Romae remansisse, in eo omnes
dies noctesque consumpsi, ut, quid agerent, quid molirentur, sentirem ac viderem, ut, quoniam auribus vestris propter
incredibilem magnitudinem sceleris minorem fidem faceret oratio mea, rem ita comprehenderem, ut tum demum animis saluti vestrae
provideretis, cum oculis maleficium ipsum videretis. Itaque, ut comperi legatos Allobrogum belli Transalpini et tumultus
Gallici excitandi causa a P. Lentulo esse sollicitatos, eosque in Galliam ad suos civis eodemque itinere cum litteris
mandatisque ad Catilinam esse missos, comitemque iis adiunctum esse T. Volturcium, atque huic esse ad Catilinam datas litteras,
facultatem mihi oblatam putavi, ut, quod erat difficillimum, quodque ego semper optabam ab dis inmortalibus, ut tota res non
solum a me, sed etiam a senatu et a vobis manifesto deprehenderetur.
Versione tradotta
E come mi avvidi che coloro che io sapevo essere infiammati dal massimo furore delittuoso erano rimasti con
noi a Roma, mi dedicai giorno e notte a far sì che potessi vedere e sentire che cosa facevano e che cosa macchinavano, affinchè
dato che alle vostre orecchie, a causa dellincredibile gravità del delitto, le mie parole potevano suscitare minor fiducia-
io affrontassi il problema in modo che finalmente provvedeste con coraggio alla vostra salvezza, una volta che aveste visto il
male con gli occhi.Perciò, appena appresi che i legati degli Allobrogi della guerra transalpina e dei tumulti della Gallia
venivano sollecitati alla rivolta da P.Lentulo, e che essi avevano inviato, per la medesima via, messi in Gallia ai loro
concittadini, con lettere ed inviti per Catilina e che si era aggiunto T.Volturcio in loro compagnia ed a questi erano state
date lettere per Catilina, ritenni mi fosse stata offerta la facoltà (il che era difficilissimo e che io, da sempre, richiedevo
agli dei immortali) che lintera vicenda fosse gestita non da me solo, ma anche dal Senato e pubblicamente da voi stessi.
- Letteratura Latina
- Libro 3
- Cicerone
- Catilinarie