Cum summis et clarissimis huius civitatis viris, qui audita re frequentes ad
me mane convenerant, litteras a me prius aperiri quam ad senatum deferri placeret, ne, si nihil esset inrentum, temere a me
tantus tumultus iniectus civitati videretur, negavi me esse facturum, ut de periculo publico non ad consilium publicum rem
integram deferrem. Etenim, Quirites, si ea, quae erant ad me delata, reperta non essent, tamen ego non arbitrabar in tantis rei
publicae periculis esse mihi nimiam diligentiam pertimescendam. Senatum frequentem celeriter, ut vidistis, coegi.
Versione tradotta
Benchè grandi ed illustri uomini
di questa città, i quali, udito laccaduto e venuti stamani da me in gran numero, ritenessero che io dovessi aprire le lettere
prima di consegnarle al Senato, affinchè, se nulla fosse risultato, non apparisse che io avventatamente avevo creato sì grande
tumulto nella città, io risposi che non avrei mancato di deferire lintera questione, concernente un pericolo pubblico, ad un
pubblico Consiglio.Perciò, o Quiriti, anche se quelle notizie giunte al mio orecchio non fossero state confermate, tuttavia io
non ritenevo che, di fronte a sì gravi pericoli per la Repubblica, potessi essere accusato di un eccesso di diligenza.Perciò,
come sapete, convocai durgenza il Senato.
- Catilinarie
- Libro 3
- Cicerone
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