In eo proelio non amplius CC milites desideravit, sed centuriones,
fortes viros, circiter XXX amisit. Interfectus est etiam fortissime pugnans Crastinus, cuius mentionem supra fecimus, gladio in
os adversum coniecto. Neque id fuit falsum, quod ille in pugnam proficiscens dixerat. Sic enim Caesar existimabat, eo proelio
excellentissimam virtutem Crastini fuisse, optimeque eum de se meritum iudicabat. Ex Pompeiano exercitu circiter milia XV
cecidisse videbantur, sed in deditionem venerunt amplius milia XXIIII (namque etiam cohortes, quae praesidio in castellis
fuerant, sese Sullae dediderunt), multi praeterea in finitimas civitates refugerunt; signaque militaria ex proelio ad Caesarem
sunt relata CLXXX et aquilae VIIII. L. Domitius ex castris in montem refugiens, cum vires eum lassitudine defecissent, ab
equitibus est interfectus.
Versione tradotta
In quella battaglia Cesare non lamentò la
perdita di più di duecento soldati, ma perse circa trenta centurioni, uomini valorosi. Mentre combatteva valorosamente fu
ucciso anche Crastino, che sopra abbiamo ricordato, colpito in pieno viso da un colpo di spada. E non aveva detto il falso
andando in battaglia. Cesare infatti pensava che in quella battaglia il valore di Crastino fosse stato straordinario e riteneva
di dovergli, per i suoi meriti, una grandissima riconoscenza. Sembrava che l'esercito pompeiano avesse contato circa
quindicimila caduti, ma si arresero in più di ventiquattromila (infatti anche le coorti che erano di guardia nei fortilizi si
consegnarono a Silla), inoltre molti trovarono rifugio nelle città vicine; dalla battaglia furono portate a Cesare centottanta
insegne militari e nove aquile. L. Domizio fu ucciso dai cavalieri mentre fuggiva dall'accampamento verso il monte, quando
ormai le forze gli erano venute meno per la stanchezza.
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- De Bello Civili di Giulio Cesare
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