De Bello Civili, Libro 3 - Par. 99 - Studentville

De Bello Civili, Libro 3 - Par. 99

In eo proelio non amplius CC milites desideravit, sed centuriones,

fortes viros, circiter XXX amisit. Interfectus est etiam fortissime pugnans Crastinus, cuius mentionem supra fecimus, gladio in

os adversum coniecto. Neque id fuit falsum, quod ille in pugnam proficiscens dixerat. Sic enim Caesar existimabat, eo proelio

excellentissimam virtutem Crastini fuisse, optimeque eum de se meritum iudicabat. Ex Pompeiano exercitu circiter milia XV

cecidisse videbantur, sed in deditionem venerunt amplius milia XXIIII (namque etiam cohortes, quae praesidio in castellis

fuerant, sese Sullae dediderunt), multi praeterea in finitimas civitates refugerunt; signaque militaria ex proelio ad Caesarem

sunt relata CLXXX et aquilae VIIII. L. Domitius ex castris in montem refugiens, cum vires eum lassitudine defecissent, ab

equitibus est interfectus.

Versione tradotta

In quella battaglia Cesare non lamentò la

perdita di più di duecento soldati, ma perse circa trenta centurioni, uomini valorosi. Mentre combatteva valorosamente fu

ucciso anche Crastino, che sopra abbiamo ricordato, colpito in pieno viso da un colpo di spada. E non aveva detto il falso

andando in battaglia. Cesare infatti pensava che in quella battaglia il valore di Crastino fosse stato straordinario e riteneva

di dovergli, per i suoi meriti, una grandissima riconoscenza. Sembrava che l'esercito pompeiano avesse contato circa

quindicimila caduti, ma si arresero in più di ventiquattromila (infatti anche le coorti che erano di guardia nei fortilizi si

consegnarono a Silla), inoltre molti trovarono rifugio nelle città vicine; dalla battaglia furono portate a Cesare centottanta

insegne militari e nove aquile. L. Domizio fu ucciso dai cavalieri mentre fuggiva dall'accampamento verso il monte, quando

ormai le forze gli erano venute meno per la stanchezza.

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