De Bello Civili, Libro 3 - Paragrafi da 51 a 55 - Studentville

De Bello Civili, Libro 3 - Paragrafi da 51 a 55

Paragrafo

51
Interim certior factus P. Sulla quem discedens catris praefecerat Caesar auxillo cohorti venit cum legionibus

duabus; cuius adventu facile sunt repulsi Pompeiani. Neque vero conspectum aut impetum nostrorum tulerunt primisque deiectis

reliqui se verterunt et loco cesserunt. Sed insequentes nostros ne longius prosequerentur Sulla revocavit. At plerique

existimant si acrius insequi voluisset bellum eo die potuisse finire. Cuius consilium reprehendendum non videtur. Aliae enim

sunt legati partes atque imperatoris: alter omnia agere ad praescriptum alter libere ad summam rerum consulere debet. Sulla a

Caesare in castris relictus liberatis suis hoc fuit contentus neque proelio decertare voluit quae res tamen fortasse aliquem

reciperet casum ne imperatorias sibi partes sumpsisse videretur. Pompeianis magnam res ad receptum difficultatem afferebat. Nam

ex iniquo progressi loco in summo constiterant; si per declive sese reciperent nostros ex superiore insequentes loco

verebantur; neque multum ad solis occasum temporis supererat; spe enim conficiendi negotii prope in noctem rem duxerant. Ita

necessario atque ex tempore capto consilio Pompeius tumulum quendam occupavit qui tantum aberat a nostro castello ut telum

tormento missum adigi non posset. Hoc consedit loco atque eum communivit omnesque ibi copias

continuit.

Paragrafo 52
Eodem tempore duobus praeterea locis pugnatum est: nam plura

castella Pompeius pariter distinendae manus causa temptaverat ne ex proximis praesidiis succurri posset. Uno loco Volcatius

Tullus impetum legionis sustinuit cohortibus tribus atque eam loco depulit; altero Germani munitiones nostras egressi

compluribus interfectis sese ad suos incolumes receperunt.

Paragrafo 53
Ita uno die VI

proeliis factis tribus ad Dyrrachium tribus ad munitiones cum horum omnium ratio haberetur ad duorum milium numero ex

Pompeianis cecidisse reperiebamus evocatos centurionesque complures (in eo fuit numero Valerius Flaccus L. filius eius qui

praetor Asiam obtinuerat); signaque sunt militaria sex relata. Nostri non amplius XX omnibus sunt proeliis desiderati. Sed in

castello nemo fuit omnino militum quin vulneraretur quattuorque ex una cohorte centuriones oculos amiserunt. Et cum laboris sui

periculique testimonium afferre vellent milia sagittarum circiter XXX in castellum coniecta Caesari renumeraverunt scutoque ad

eum relato Scaevae centurionis inventa sunt in eo foramina CXX. Quem Caesar ut erat de se meritus et de re publica donatum

milibus CC collaudatumque ab octavis ordinibus ad primipilum se traducere pronuntiavit (eius enim opera castellum magna ex

parte conservatum esse constabat) cohortemque postea duplici stipendio frumento veste cibariis militaribusque donis amplissime

donavit

Paragrafo 54
Pompeius noctu magnis additis munitionibus reliquis diebus turres

exstruxit et in altitudinem pedum XV effectis operibus vineis eam partem castrorum obtexit et quinque intermissis diebus

alteram noctem subnubilam nactus obstructis omnibus castrorum portis et ad impediendum obicibus obiectis tertia inita vigilia

silentio exercitum eduxit et se in antiquas munitiones recepit.

Paragrafo 55
Omnibus

deinceps diebus Caesar exercitum in aciem aequum in locum produxit si Pompeius proelio decertare vellet ut paene castris Pompei

legiones subiceret; tantumque a vallo eius prima acies aberat uti ne telum tormento adigi posset. Pompeius autem ut famam

opinionemque hominum teneret sic pro castris exercitum constituebat ut tertia acies vallum contingeret omnis quidem instructus

exercitus telis ex vallo coniectis protegi posset.

Versione tradotta

Paragrafo 51
Frattanto Publio Silla , al quale Cesare, partendo, aveva affidato il comando

dell'accampamento, informato della situazione, venne in aiuto alla coorte con due legioni. Al suo arrivo i pompeiani vennero

facilmente respinti. Non riuscirono nemmeno a sostenere la vista e la carica dei nostri e, ricacciati i soldati delle prime

file, gli altri volsero in fuga abbandonando la posizione. Ma Silla richiamò i nostri che si erano lanciati all'inseguimento,

perché non fossero trascinati troppo lontano. Sono in molti a ritenere che, se avesse voluto portare più a fondo

l'inseguimento, quello avrebbe potuto essere l'ultimo giorno di guerra. Ma non sembra che la sua decisione debba essere

biasimata. 1 compiti di un legato sono diversi da quelli di un generale; il primo deve attenersi agli ordini, il secondo deve

decidere liberamente della conduzione generale delle operazioni. Silla, lasciato da Cesare nell'accampamento, liberati i suoi,

si accontentò di questo successo e non volle impegnare una battaglia campale, benché la situazione offrisse forse qualche buona

possibilità, per non dare l'impressione di essersi arrogate le funzioni del generale. La situazione rendeva molto difficile la

ritirata ai pompeiani. Partendo infatti da una posizione sfavorevole, si erano attestati sulla sommità della collina; se si

fossero ritirati lungo il pendio, dovevano temere l'inseguimento dei nostri dall'alto e, poiché non mancava molto al

tramonto, avevano protratto l'operazione fin quasi a notte, nella speranza di chiudere la faccenda. Fu così che, con una

decisione dettata dalla necessità del momento, Pompeo occupò una piccola altura, distante dal nostro fortino quanto bastava a

rimanere fuori tiro dai proiettili lanciati dalle macchine da guerra. Qui si attestò, fortificò la posizione e vi raccolse

tutte le truppe.

Paragrafo 52
Nel medesimo tempo, inoltre, si combatté in due

luoghi. Infatti Pompeo aveva assalito più fortilizi contemporaneamente per dividere le forze in modo da impedire l'invio di

soccorsi dai presidi vicini. Nel primo di questi luoghi Volcacio Tullo con tre coorti sostenne l'impeto di una legione e la

respinse; nel secondo i Germani, usciti dalle nostre fortificazioni, uccisero parecchi nemici e ritornarono sani e salvi dai

loro.

Paragrafo 53
Così, in una sola giornata , si svolsero sei battaglie, tre

presso Durazzo e tre presso le fortificazioni. Facendo un conto complessivo, calcolavamo a circa duemila uomini le perdite dei

pompeiani, tra i quali molti richiamati e centurioni, e tra questi Valerio Flacco, figlio di quel Lucio che era stato pretore

in Asia ; furono prese anche sei insegne militari. Le nostre perdite non ammontarono a più di venti uomini in tutti gli

scontri. Ma non vi fu neppure un soldato, di quelli del fortino, che non riportasse delle ferite; quattro centurioni

dell'ottava coorte persero la vista. Volendo presentare una prova della fatica e dei rischi che avevano corso, contarono

davanti a Cesare circa tremila frecce scagliate contro il fortino e gli fu presentato lo scudo del centurione Sceva sul quale

furono trovati centoventi fori. Cesare, per i meriti acquisiti verso di lui e la repubblica, gli fece un donativo di

duecentomila sesterzi e lo promosse da centurione dell'ottava centuria a centurione primipilo - risultava infatti che in gran

parte grazie al suo impegno il fortino si era salvato - premiò poi la coorte con doppia paga e una larga distribuzione di

frumento, vesti, cibi e decorazioni militari.

Paragrafo 54
Pompeo, accresciute

poderosamente di notte le fortificazioni, nei giorni seguenti costruì delle torri e, fatti edificare i baluardi alti quindici

piedi, coprì con vinee quella parte dell'accampamento. Cinque giorni dopo, approfittando di un'altra notte nuvolosa, fece

ostruire tutte le porte del campo per sbarrare il passaggio e, poco dopo mezzanotte, condusse fuori l'esercito in silenzio e

si rifugiò nel campo precedente.

Paragrafo 55
Dopo aver ricevuto, come è stato

narrato, per mezzo di Cassio Longino e Calvisio Sabino, la sottomissione dell'Etolia, dell'Acarnania e degli Anfilochi,

Cesare riteneva di dover sondare l'atteggiamento dell'Acaia 98 e procedere nell'avanzata. Inviò quindi Quinto Caleno con

Sabino, Cassio e le loro coorti. Alla notizia del loro arrivo, Rutilio Lupo, che occupava l'Acaia per ordine di Pompeo, inizia

a fortificare l'Istmo 99, per impedire a Fufio l'ingresso in Acaia. Caleno accolse la resa volontaria di Delfi, Tebe e

Orcomeno 100, occupò alcune città con la forza, altre cercava di conquistarle al partito di Cesare, inviando delle delegazioni.

Fufio era occupato quasi completamente in queste faccende.

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