‘Senatori qui nec aderit aut causa aut culpa esto. Loco senator et modo orato causas populi teneto.’
‘Vis in populo abesto. Par maiorve potestas plus valeto. Ast quid turbassitur in agendo fraus actoris esto. Intercessor rei malae salutaris civis esto.’
‘Qui agent auspicia servanto auguri publico parento promulgata proposita in aerario Ü cognita agunto; nec plus quam de singulis rebus semel consulunto; rem populum docento doceri a magistratibus privatisque patiunto.’
‘Privilegia ne inroganto. De capite civis nisi per maximum comitiatum ollosque quos censores in partibus populi locassint ne ferunto.’
‘Donum ne capiunto neve danto neve petenda neve gerenda neve gesta potestate. Quod quis earum rerum migrassit noxiae poena par esto.’
Cesoris fidem legum custodiunto. Privati ad eos acta referunto nec eo magis lege liberi sunto.ë
Lex recitata est: discedere et tabellam iubebo dari.
Versione tradotta
"II senatore che non si presenti si giustifichi o sia colpevole; il senatore parli quando è il suo turno e con misura, sostenga la causa del popolo."
"II popolo si astenga dalla violenza. L'autorità pari o maggiore valga di più. Ma se qualche fermento turberà la discussione, la colpa sia dell'oratore. Chi si oppone ad una cattiva deliberazione sia considerato cittadino benemerito dello Stato."
"Quelli che convocheranno assemblee osservino gli auspici, obbediscano al pubblico augure, le proposte siano rese note pubblicandole nel Foro, procedano ad una sola deliberazione per volta sui singoli casi, informino il popolo dell'argomento, consentano che il popolo sia messo al corrente dai magistrati e dai privati."
"Non si facciano leggi particolari per i privati; non prendano decisioni sulla vita di un cittadino se non attraverso i massimi comizi e per mezzo di quelli che i censori registrarono nelle classi del popolo."
"Non accettino né offrano doni, né presentandosi come candidati, né quando ricoprono né dopo aver ricoperto cariche. Chi avrà violato qualcuna di queste norme abbia pena commisurata alla colpa."
"I censori siano i custodi dell'autenticità delle leggi; i privati rispondano dinanzi a loro dei propri atti, né per questo siano svincolati dalla legge".
"La legge è stata esposta. Ora separatevi e vi farò dare le schede."
- De Legibus
- Libro 3
- Cicerone
- De Legibus