Quintus: Quam brevi frater in conspectu posita est a te omnium magistratuum discriptio sed ea paene nostrae civitatis etsi a te paulum adlatum est novi.
Marcus: Rectissime Quinte animadvertis. Haec est enim quam Scipio laudat in libris et quam maxime probat temperationem rei publicae quae effici non potuisset nisi tali discriptione magistratuum. Nam sic habetote magistratibus iisque qui praesint contineri rem publicam et ex eorum conpositione quod cuiusque rei publicae genus sit intellegi. Quae res cum sapientissime moderatissimeque constituta esset a maioribus nostris nihil habui sane non multum quod putarem novandum in legibus.
Versione tradotta
Quinto: - In forma molto succinta, fratello, ci è stata posta sotto gli occhi la distribuzione di tutti i magistrati, ma essa è quasi quella della nostra città, anche se da te è stato aggiunto poco di nuovo.
Marco: - Hai fatto una osservazione molto giusta, Quinto; questo infatti è quel moderato ordinamento dello Stato, che Scipione loda e soprattutto approva in quei libri famosi, né esso si potrebbe ottenere senza tale distinzione di magistrati. Infatti è bene tener presente che lo Stato è tenuto insieme dalle magistrature e da coloro che le presiedono, e che dal loro ordinamento si può capire quale sia la qualità di ogni Stato. E poiché i nostri antenati a ciò hanno provveduto con grande saggezza e moderazione, non hanno avuto assolutamente alcun motivo per le innovazioni, ed io ritengo che oggettivamente non vi fosse molto da innovare nelle leggi.
- Letteratura Latina
- Libro 3
- Cicerone
- De Legibus