De Legibus, Libro 3, Paragrafo 19 - Studentville

De Legibus, Libro 3, Paragrafo 19

Marcus: At vero Tite si parebunt his legibus nihil erit iis urbe nihil domo sua dulcius nec laboriosius molestiusque provincia. Sed sequitur lex quae sancit eam tribunorum plebis potestatem quae est in re publica nostra. De qua disseri nihil necesse est.

Quintus: At mehercule ego frater quaero de ista potestate quid sentias. Nam mihi quidem pestifera videtur quippe quae in seditione et ad seditionem nata sit. Cuius primum ortum si recordari volumus inter arma civium et occupatis et obsessis urbis locis procreatum videmus. Deinde quom esset cito necatus tamquam ex XII tabulis insignis ad deformitatem puer brevi tempore nescio
quo pacto recreatus multoque taetrior et foedior natus est. Quae enim ille non edidit? Qui primum ut inpio dignum fuit patribus omnem honorem eripuit omnia infima summis paria fecit turbavit miscuit. Cum adflixisset prineipum gravitatem numquam tamen conquievit.

Versione tradotta

Marco: - Però, Tito, se i governanti obbediranno a queste leggi, per loro nulla sarà più dolce della città, della loro casa, e nulla di più faticoso e fastidioso della provincia. Ma ora viene di seguito la legge che stabilisce quella potestà dei tribuni della plebe, la quale già è nel nostro Stato; e di essa non sarebbe necessario discutere.

Quinto: - Ma, per Ercole, ti chiedo, fratello, che ne pensi di questa magistratura. A me infatti sembra persino pestifera, poiché nacque nella rivoluzione e per la rivoluzione; se vogliamo ricordarne le fasi iniziali, vediamo che esse presero corpo tra le guerre civili e mentre i quartieri della città erano invasi ed assediati. In seguito, essendo essa stata subito soppressa , secondo il testo delle XII tavole, come un bambino colpito da malformazione, in breve e non so come, fu ristabilita e rinacque molto più deforme e ripugnante di prima.
Quali leggi infatti quel magistrato non tirò fuori? E in primo luogo, come ben si addiceva ad un empio, quello sottrasse ogni titolo di merito ai senatori, pareggiò gli infimi gradi ai massimi, tutto sconvolse creando confusione; e, dopo avere scosso il prestigio dei principali funzionari, non rimase affatto tranquillo.

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