Namque ut C. Flaminium atque ea quae iam prisca videntur propter vetustatem relinquam quid iuris bonis viris Tiberi Gracchi tribunatus reliquit? Etsi quinquennio ante D[ecim]um Brutum et P. Scipionem consules quos et quantos viros! homo omnium infimus et sordidissimus tribunus plebis C. Curiatius in vincula coniecit quod ante factum non erat. C. vero Gracchi tribunatus sicis quas ipse se proiecisse in forum dixit quibus digladiarentur inter se cives nonne omnem rei publicae statum perturbavit? Quid iam de Saturnino Sulpicio reliquis dicam? Quos ne depellere quidem a se sine ferro potuit res publica.
Versione tradotta
E, per tacere di C. Flaminio e di quegli episodi che ormai già sembrano remoti per la loro antichità, il tribunato di Tiberio Gracco quale diritto lasciò intatto ai galantuomini ? Eppure cinque anni prima un uomo d'infima origine e spregevole quanto mai, il tribuno della plebe C. Curiazio, aveva mandato in prigione D. Bruto e P. Scipione - che uomini, e quanto grandi !-, fatto questo mai verificatosi in passato. Ma il tribunato di C. Gracco con le turbolenze e con quei pugnali, che egli stesso affermò d'aver gettato nel Foro, affinchè con essi i cittadini si sgozzassero fra di loro, non sconvolse forse del tutto le condizioni dello Stato? E che altro dovrei dire ormai di Saturnino, di Sulpicio, di tutti gli altri? E questi lo Stato non potè allontanare da sé senza l'uso delle armi.
- Letteratura Latina
- Libro 3
- Cicerone
- De Legibus