Marcus: Vitia quidem tribunatus praeclare Quinte perspicis sed est iniqua in omni re accusanda praetermissis bonis malorum enumeratio vitiorumque selectio. Nam isto quidem modo vel consulatus vitupe[rari po]test si consulum quos enumerare nolo peccata collegeris. Ego enim fateor in ista ipsa potestate inesse quiddam mali sed bonum quod est quaesitum in ea sine isto malo non haberemus. ‘Nimia potestas est tribunorum plebis.’ Quis negat? Sed vis populi multo saevior multoque vehementior quae ducem quom habet interdum lenior est quam si nullum haberet. Dux enim suo se periculo progredi cogitat populi impetus periculi rationem sui non habet.
Versione tradotta
Marco: - Tu scorgi molto bene i difetti del tribunato, Quinto, ma in ogni accusa sarebbe ingiusto dare risalto ai difetti ed enumerare i mali, dimenticando gli aspetti positivi; è ovvio che in questo modo si può rimproverare anche il consolato, col raccogliere le colpe di quei consoli, che non sto ad elencare. Anch'io infatti ammetto che in questa magistratura c'è qualcosa di negativo; ma senza questo male non avremmo nemmeno i vantaggi che ne sono derivati. "Eccessivo è il potere dei tribuni della plebe." E chi lo nega? Ma è molto più crudele e sfrenata la violenza della plebe, eppure questa, quando trova una guida, è talvolta più docile che se non ne avesse alcuna. Un capo infatti sa bene di procedere a proprio rischio e pericolo, ma l'irruenza della folla non sempre ha consapevolezza del proprio pericolo.
- De Legibus
- Libro 3
- Cicerone
- De Legibus