Et Considius Aequus et Caelius Cursor equites Romani quod fictis maiestatis criminibus Magium Caecilianum praetorem petivissent auctore principe ac decreto senatus puniti. Utrumque in laudem Drusi trahebatur: ab eo in urbe inter coetus et sermones hominum obversante secreta patris mitigari. Neque luxus in iuvene adeo displicebat: huc potius intenderet, diem aedificationibus noctem conviviis traheret, quam solus et nullis voluptatibus avocatus maestam vigilantiam et malas curas exerceret.
Versione tradotta
I cavalieri romani Considio Equo e Celio Cursore per iniziativa del principe e per decreto del senato furono puniti, perchè accusarono il pretore Magio Cecilliano del falso crimine di lesa maestà. Entrambe traevano beneficio dalla lode di Druso: da lui, che stava in città tra le riunioni e i discorsi degli uomini, erano mitigati i segreti del padre. Non tanto il lusso dispiaceva in quel giovane: si dedicasse piuttosto a questo, si occupasse di giorno a costruire edifici, la notte ai banchetti, piuttosto che passare la vita da solo, e, non distratto da alcun piacere, chiudersi in veglie tristi, oppresso dagli affanni.
- Letteratura Latina
- Annales di Tacito
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