Versione tradotta del De Legibus di Cicerone – Libro 3 Paragrafo 44
Tum leges praeclarissimae de duodecim tabulis tralatae duae quarum altera privilegia tollit altera de capite civis rogari nisi maximo comitiatu vetat. Et nondum intis seditiosis tribunis plebis ne cogitatis quidem admirandum tantum maioris in posterum providisse. In privatos homines leges ferri noluerunt id est enim privilegium: quo quid est iniustius cum legis haec vis sit scitum et iussum in omnis? Ferri de singulis si centuriatis comitiis noluerunt. Discriptus enim populus censu ordinibus aetatibus plus adhibet ad suffragium silii quam fuse in tribus convocatus.
Versione tradotta
Ed ecco due magnifiche leggi dedotte dalle dodici tavole, delle quali la prima sopprime i privilegi, e l'altra fa divieto che si decida della vita di un cittadino al di fuori dei comizi centuriati. Ed è veramente cosa degna d'ammirazione che, quando non si erano ancora inventati i tribuni della plebe, anzi non si era ancora neppure pensato ad ciò, i nostri antenati abbiano dato saggio di tanta previdenza per il futuro. Essi non vollero che si promulgassero leggi a favore di privati cittadini; non vollero, cioè privilegi, dei quali che cosa vi è di più ingiusto, dal momento che questa è la forza della legge: l'essere un decreto ed un ordine valido per tutti. Non vollero proposte riguardanti una persona sola, se non nei comizi centuriati; infatti il popolo diviso per censo, per classi, per età, nel dare il suo voto usa maggior ponderazione di quando è convocato disordinatamente nelle tribù.
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