De Legibus, Libro 3, Paragrafo 6 - Studentville

De Legibus, Libro 3, Paragrafo 6

Marcus: ‘Justa imperia sunto isque cives modeste ac sine recusatione parento. Magistratus nec oboedientem et noxium civem multa vinculis verberibusve coherceto ni par maiorve potestas populusve prohibessit ad quos provocatio esto. Cum magistratus iudicassit inrogassitve per populum multae poenae certatio esto. Militiae ab eo qui imperabit provocatio nec esto quodque is qui bellum geret imperassit ius ratumque esto.’

‘Minoris magistratus partiti iuris ploeres in ploera sunto. Militiae quibus iussi erunt imperanto eorumque tribuni sunto. Domi pecuniam publicam custodiunto vincula sontium servanto capitalia vindicanto aes argentum aurumve publice signanto litis contractas iudicanto quodcumque senatus creverit agunto.’

Versione tradotta

Marco: - " I supremi poteri siano legali, ed i cittadini vi obbediscano con sottomissione e senza opporvisi; il magistrato punisca il cittadino disobbediente e colpevole con una ammenda, con il carcere o con la fustigazione, a meno che non faccia opposizione un'autorità pari o maggiore o il popolo stesso, cui poter appellarsi. Quando il magistrato avrà giudicato o condannato, sia discussa dal popolo l'ammenda o la pena. I militari non abbiano diritto di appello contro il proprio comandante, e quello che avrà ordinato il responsabile delle operazioni di guerra, sia considerato legittimo ed messo in atto."

"I magistrati minori, con giurisdizioni distinte, siano diversi secondo gli uffici. Quelli che ne avranno il mandato, comandino l'esercito e siano presenti i loro tribuni. In pace siano depositari del tesoro pubblico, tengano in prigione i delinquenti, reprimano i delitti capitali, coniino pubblicamente monete di bronzo, argento ed oro, giudichino le liti insorte, eseguano qualsiasi decreto del senato."

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