De finibus, Libro 3. Paragrafo 75-76 (Maturità classica 1979) - Studentville

De finibus, Libro 3. Paragrafo 75-76 (Maturità classica 1979)

Quam gravis, quam magnifica, quam constans conficitur persona sapientis!

Qui, cum ratio docuerit, quod honestum esset, id esse solum bonum, semper sit necesse est beatus vereque omnia ista nomina

possideat, quae irrideri ab inperitis solent. Rectius enim appellabitur rex quam Tarquinius, qui nec se nec suos regere

potuit, rectius magister populi (is enim est dictator) quam Sulla, qui trium pestiferorum vitiorum, luxuriae, avaritiae,

crudelitatis, magister fuit, rectius dives quam Crassus, qui nisi eguisset, numquam Euphraten nulla belli causa transire

voluisset. recte eius omnia dicentur, qui scit uti solus omnibus, recte etiam pulcher appellabitur (animi enim liniamenta sunt

pulchriora quam corporis), recte solus liber nec dominationi cuiusquam parens nec oboediens cupiditati, recte invictus, cuius

etiamsi corpus constringatur, animo tamen vincula inici nulla possint. Nec expectet ullum tempus aetatis, ut tum denique

iudicetur beatusne fuerit, cum extremum vitae diem morte confecerit, quod ille unus e septem sapientibus non sapienter Croesum

monuit; nam si beatus umquam fuisset, beatam vitam usque ad illum a Cyro extructum rogum pertulisset. Quod si ita est, ut neque

quisquam nisi bonus vir et omnes boni beati sint, quid philosophia magis colendum aut quid est virtute divinius?

Versione tradotta

Quanto grave, quanto magnifica, quanto costante si

forma la persona del saggio! E’ necessario che egli, avendo insegnato la ragione che ciò che fosse onesto era il solo bene, sia

sempre beato e che davvero possieda tutti questi titoli, che sono soliti essere derisi dagli inesperti. Infatti sarà chiamato

re più giustamente di Tarquinio, che non poté governare né se stesso né i suoi; (sarà chiamato) capo del popolo (infatti lo è

il dittatore) più giustamente di Silla, che fu maestro di tre vizi rovinosi, (cioè) lussuria, avidità, crudeltà; (sarà

chiamato) ricco più giustamente di Crasso, che, se non fosse stato povero, mai avrebbe voluto superare l’Eufrate per nessuna

guerra. Giustamente saranno nominate tutte le cose di colui che sa trattare lui solo con tutti; giustamente sarà detto anche

bello (infatti i lineamenti dell’animo sono più belli di quelli dell’animo); giustamente lui solo (sarà) libero né obbedendo

alla dominazione di nessuno né obbedendo alla brama; giustamente (sarà) invitto colui al cui animo, anche qualora il corpo sia

stretto, tuttavia nessuna catena può essere legata. Né attenda alcun momento dell’età per giudicare se sia stato beato allora

infine quando avrà concluso nella morte l’ultimo giorno di vita, poiché quello solo dei sette sapienti non avvertì saggiamente

Creso; infatti se mai fosse stato beato, avrebbe condotto a termine una vita beata fino a quel rogo innalzato da Ciro. Se è

così che siano beati non solo nessuno se non un uomo buono ma anzi tutti i buoni, che cosa deve essere coltivato più della

filosofia o che cosa è più divino della virtù?

  • Letteratura Latina
  • De finibus bonorum et malorum di Cicerone
  • Cicerone

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