Fama volat pulsum regnis cessisse paternis
Idomenea ducem, desertaque litora
Cretae,
hoste vacare domum sedesque astare relictas.
linquimus Ortygiae portus pelagoque volamus
bacchatamque iugis
Naxon viridemque Donusam,
Olearon niveamque Paron sparsasque per aequor
Cycladas, et crebris legimus freta concita
terris.
nauticus exoritur vario certamine clamor:
hortantur socii Cretam proavosque petamus.
prosequitur surgens a
puppi ventus euntis,
et tandem antiquis Curetum adlabimur oris.
ergo avidus muros optatae molior urbis
Pergameamque
voco, et laetam cognomine gentem
hortor amare focos arcemque attollere tectis.
Iamque fere sicco subductae litore
puppes,
conubiis arvisque novis operata iuventus,
iura domosque dabam, subito cum tabida membris
corrupto caeli tractu
miserandaque venit
arboribusque satisque lues et letifer annus.
linquebant dulcis animas aut aegra trahebant
corpora; tum sterilis exurere Sirius agros,
arebant herbae et victum seges aegra negabat.
rursus ad oraclum Ortygiae
Phoebumque remenso
hortatur pater ire mari veniamque precari,
quam fessis finem rebus ferat, unde laborum
temptare
auxilium iubeat, quo vertere cursus.
Versione tradotta
Vola la fama che il capo Idomeneo cacciato sia partito
dai regni paterni e deserti i lidi di Creta,
la casa manca di nemico e le sedi lasciate aspettano.
Lasciamo i porti
di Ortigia e voliamo sul mare
e passiamo Nasso percorsa da Bacco sui gioghi e la verde Danusa,
Olearo e la nivea Paro e
le Cicladi sparse pel mare,
ed i flutti spinti da terre frequenti.
salza il grido marinaresco con vario scontro:
i
compagni esortano a cercare Creta e gli antenati.
Il vento sorgente da poppa asseconda i partenti,
e finalmente
accostiamo alle antiche spiagge dei Cureti.
Quindi avido costruisco le mura della città bramata
e la chiamo Pergamea ed
esorto il popolo, lieto per il nome
ad amare i focolari ed innalzare sopra i tetti la rocca.
E ormai quasi le poppe
erano tirate sul secco lido,
la gioventù intenta a nozze e campi nuovi,
davo leggi e case, quando dimprovviso giunse una
peste, corrottasi
la regione del cielo, funesta e miserevole per i corpi,
gli alberi ed i seminati annata
mortale.
Lasciavano le dolci vite o trascinavano malati
corpi; allora Sirio bruciata gli sterili campi,
le erbe
inaridivano e la messe malata rifiutava il nutrimento.
Di nuovo il padre esorta, ripassato il mare, ad andare
da Apolo e
dalloracolo di Ortigia ed invocare perdono,
quale fine porti alle deboli sorti, donde ordini di provare
laiuto delle
fatiche, dove volger la rotta.
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