Provehimur pelago vicina Ceraunia iuxta,
unde iter Italiam cursusque brevissimus undis.
sol ruit interea et montes
umbrantur opaci;
sternimur optatae gremio telluris ad undam
sortiti remos passimque in litore sicco
corpora
curamus, fessos sopor inrigat artus.
necdum orbem medium Nox Horis acta subibat:
haud segnis strato surgit Palinurus et
omnis
explorat ventos atque auribus aera captat;
sidera cuncta notat tacito labentia caelo,
Arcturum pluviasque
Hyadas geminosque Triones,
armatumque auro circumspicit Oriona.
postquam cuncta videt caelo constare sereno,
dat
clarum e puppi signum; nos castra movemus
temptamusque viam et velorum pandimus alas.
Iamque rubescebat stellis Aurora
fugatis
cum procul obscuros collis humilemque videmus
Italiam. Italiam primus conclamat Achates,
Italiam laeto
socii clamore salutant.
tum pater Anchises magnum cratera corona
induit implevitque mero, divosque vocavit
stans
celsa in puppi:
‘di maris et terrae tempestatumque potentes,
ferte viam vento facilem et spirate secundi.’
crebrescunt optatae aurae portusque patescit
iam propior, templumque apparet in arce Minervae;
vela legunt socii et
proras ad litora torquent.
portus ab euroo fluctu curvatus in arcum,
obiectae salsa spumant aspergine cautes,
ipse
latet: gemino demittunt bracchia muro
turriti scopuli refugitque ab litore templum.
quattuor hic, primum omen, equos in
gramine vidi
tondentis campum late, candore nivali.
et pater Anchises ‘bellum, o terra hospita, portas:
bello
armantur equi, bellum haec armenta minantur.
sed tamen idem olim curru succedere sueti
quadripedes et frena iugo
concordia ferre:
spes et pacis’ ait. tum numina sancta precamur
Palladis armisonae, quae prima accepit ovantis,
et capita ante aras Phrygio velamur amictu,
praeceptisque Heleni, dederat quae maxima, rite
Iunoni Argivae iussos
adolemus honores.
Versione tradotta
Siam portati per mare
fino ai vicini Cerauni,
da cui la strada e la rotta brevissima tra londe per lItalia.
Intanto il sole cade
ed i monti opachi si coprono dombra.
Ci stendiamo presso londa nel grembo della desiderata terra
sorteggiati i remi e
qua e là sulla secca spiaggia
curiamo i corpi, il sonno irrora le stanche membra.
Né ancora la Notte spinta dalle Ore
affrontava metà del giro:
non pigro Palinuro salza dal giaciglio ed esplora
tutti i venti
e coglie laria con le orecchie;
nota tutte le stelle correnti nel tacito cielo,
Arturo e le Iadi piovose ed i gemelli
Trioni,
ed esamina Orione armato doro.
Dopo che vede stare tutto nel cielo sereno,
dalla poppa dà il segnale
squillante; noi muoviamo il campo
e tentiamo la via ed apriamo le ali delle vele.
Ed ormai lAurora, fugate
le stelle, rosseggiava,
quando lontano vediamo colli oscuri e bassa
lItalia. Italia per primo grida Acate,
lItalia
salutano i compagni con lieto clamore.
Allora il padre Anchise rivestì fino allorlo una grande
coppa e la riempì di
vino, ed invocò gli dei
stando sullalta poppa:
Dei potenti del mare e della terra e delle tempeste,
offrite col
vento una via facile e soffiate favorevoli.
Le brezze bramate crescono ed ormai più vicino si apre
il porto, e sulla
rocca appare il tempio di Minerva;
i compagni raccolgono le vele e girano le prore ai lidi.
Il porto curvato ad arco dal
flutto orientale,
gli scogli pronunciati spumeggiano di spruzzo salmastro,
egli però si cela: gli scogli turriti
slanciano braccia
con mura gemelle ed il tempio indietreggia dal lido.
Qui quattro, primo augurio, quattro cavalli
vidi
brucanti la piana in largo, di niveo candore.
E il padre Anchise Guerra, o terra ospite, porti:
i cavalli si
armano per la guerra, questi armenti minacciano guerra. Ma
pure un tempo abituati a sottomettersi al cocchio
i
quadrupedi e portare col giogo i freni concordi:
speranza anche di pace dice. Allora preghiamo le sacre potenze
di
Pallade dalle armi risonanti, che per prima ci accolse festanti,
e davanti agli altari ci veliamo col manto frigio,
e coi
consigli di Eleno, che aveva dato importantissimi,
ritualmente bruciamo a Giunone Ausonia le offerte ordinate.
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