Eneide, Libro 3, traduzione vv. 506-546 - Studentville

Eneide, Libro 3, traduzione vv. 506-546

Provehimur pelago vicina Ceraunia iuxta,
unde iter Italiam cursusque brevissimus undis.
sol ruit interea et montes

umbrantur opaci;
sternimur optatae gremio telluris ad undam
sortiti remos passimque in litore sicco
corpora

curamus, fessos sopor inrigat artus.
necdum orbem medium Nox Horis acta subibat:
haud segnis strato surgit Palinurus et

omnis
explorat ventos atque auribus aera captat;
sidera cuncta notat tacito labentia caelo,
Arcturum pluviasque

Hyadas geminosque Triones,
armatumque auro circumspicit Oriona.
postquam cuncta videt caelo constare sereno,
dat

clarum e puppi signum; nos castra movemus
temptamusque viam et velorum pandimus alas.
Iamque rubescebat stellis Aurora

fugatis
cum procul obscuros collis humilemque videmus
Italiam. Italiam primus conclamat Achates,
Italiam laeto

socii clamore salutant.
tum pater Anchises magnum cratera corona
induit implevitque mero, divosque vocavit
stans

celsa in puppi:
‘di maris et terrae tempestatumque potentes,
ferte viam vento facilem et spirate secundi.’

crebrescunt optatae aurae portusque patescit
iam propior, templumque apparet in arce Minervae;
vela legunt socii et

proras ad litora torquent.
portus ab euroo fluctu curvatus in arcum,
obiectae salsa spumant aspergine cautes,
ipse

latet: gemino demittunt bracchia muro
turriti scopuli refugitque ab litore templum.
quattuor hic, primum omen, equos in

gramine vidi
tondentis campum late, candore nivali.
et pater Anchises ‘bellum, o terra hospita, portas:
bello

armantur equi, bellum haec armenta minantur.
sed tamen idem olim curru succedere sueti
quadripedes et frena iugo

concordia ferre:
spes et pacis’ ait. tum numina sancta precamur
Palladis armisonae, quae prima accepit ovantis,

et capita ante aras Phrygio velamur amictu,
praeceptisque Heleni, dederat quae maxima, rite
Iunoni Argivae iussos

adolemus honores.

Versione tradotta

Siam portati per mare

fino ai vicini Cerauni,
da cui la strada e la rotta brevissima tra l’onde per l’Italia.
Intanto il sole cade

ed i monti opachi si coprono d’ombra.
Ci stendiamo presso l’onda nel grembo della desiderata terra
sorteggiati i remi e

qua e là sulla secca spiaggia
curiamo i corpi, il sonno irrora le stanche membra.
Né ancora la Notte spinta dalle Ore

affrontava metà del giro:
non pigro Palinuro s’alza dal giaciglio ed esplora
tutti i venti

e coglie l’aria con le orecchie;
nota tutte le stelle correnti nel tacito cielo,
Arturo e le Iadi piovose ed i gemelli

Trioni,
ed esamina Orione armato d’oro.
Dopo che vede stare tutto nel cielo sereno,
dalla poppa dà il segnale

squillante; noi muoviamo il campo
e tentiamo la via ed apriamo le ali delle vele.
Ed ormai l’Aurora, fugate

le stelle, rosseggiava,
quando lontano vediamo colli oscuri e bassa
l’Italia. Italia per primo grida Acate,
l’Italia

salutano i compagni con lieto clamore.
Allora il padre Anchise rivestì fino all’orlo una grande
coppa e la riempì di

vino, ed invocò gli dei
stando sull’alta poppa:
“Dei potenti del mare e della terra e delle tempeste,
offrite col

vento una via facile e soffiate favorevoli.”
Le brezze bramate crescono ed ormai più vicino si apre
il porto, e sulla

rocca appare il tempio di Minerva;
i compagni raccolgono le vele e girano le prore ai lidi.
Il porto curvato ad arco dal

flutto orientale,
gli scogli pronunciati spumeggiano di spruzzo salmastro,
egli però si cela: gli scogli turriti

slanciano braccia
con mura gemelle ed il tempio indietreggia dal lido.
Qui quattro, primo augurio, quattro cavalli

vidi
brucanti la piana in largo, di niveo candore.
E il padre Anchise “Guerra, o terra ospite, porti:
i cavalli si

armano per la guerra, questi armenti minacciano guerra. Ma
pure un tempo abituati a sottomettersi al cocchio
i

quadrupedi e portare col giogo i freni concordi:
speranza anche di pace” dice. Allora preghiamo le sacre potenze
di

Pallade dalle armi risonanti, che per prima ci accolse festanti,
e davanti agli altari ci veliamo col manto frigio,
e coi

consigli di Eleno, che aveva dato importantissimi,
ritualmente bruciamo a Giunone Ausonia le offerte ordinate.

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