Eneide, Libro 3, traduzione vv. 547-582 - Studentville

Eneide, Libro 3, traduzione vv. 547-582

Haud mora, continuo perfectis ordine

votis
cornua velatarum obvertimus antemnarum,
Graiugenumque domos suspectaque linquimus arva.
hinc

sinus Herculei si vera est fama Tarenti
cernitur, attollit se diva Lacinia contra,
Caulonisque arces et navifragum

Scylaceum.
tum procul e fluctu Trinacria cernitur Aetna,
et gemitum ingentem pelagi pulsataque saxa
audimus longe

fractasque ad litora voces,
exsultantque vada atque aestu miscentur harenae.
et pater Anchises ‘nimirum hic illa

Charybdis:
hos Helenus scopulos, haec saxa horrenda canebat.
eripite, o socii, pariterque insurgite remis.’

haud minus ac iussi faciunt, primusque rudentem
contorsit laevas proram Palinurus ad undas;
laevam cuncta cohors

remis ventisque petivit.
tollimur in caelum curvato gurgite, et idem
subducta ad Manis imos desedimus unda.
ter

scopuli clamorem inter cava saxa dedere,
ter spumam elisam et rorantia vidimus astra.
interea fessos ventus cum sole

reliquit,
ignarique viae Cyclopum adlabimur oris.
Portus ab accessu ventorum immotus et ingens
ipse: sed horrificis

iuxta tonat Aetna ruinis,
interdumque atram prorumpit ad aethera nubem
turbine fumantem piceo et candente favilla,

attollitque globos flammarum et sidera lambit;
interdum scopulos avulsaque viscera montis
erigit eructans,

liquefactaque saxa sub auras
cum gemitu glomerat fundoque exaestuat imo.
fama est Enceladi semustum fulmine corpus

urgeri mole hac, ingentemque insuper Aetnam
impositam ruptis flammam exspirare caminis,
et fessum quotiens mutet

latus, intremere omnem
murmure Trinacriam et caelum subtexere fumo.

Versione tradotta

Nessun indugio,

subito compiuti i voti per ordine
giriamo le punte delle antenne con vele,
e lasciamo le case dei Graiugeni ei i

campi sospetti.
Di qui si vede il golfo di Taranto erculea, se è vera
la fama, davanti si leva la divina Lacinia,
e

le rocche di Caulonie e lo Squillace che fa naufragare.
Allora lontano dal flutto si vede l’Etna trinacria,
e sentiamo un

grande sussulto del mare e le rocce battute
e lungi le voci rotte alle spiagge,
le secche sussultano e le sabbie sono

mischiate dalla marea.
Ed il padre Anchise: ” Certamente è qui quella Cariddi:
Eleno profetizzava questi scogli, queste

orrende rocce.
Toglietevi, compagni, ed insieme alzatevi sui remi.”
Non di meno comandati eseguono e per primo

Palinuro
volse la prora stridente alle onde di sinistra;
tutto il gruppo con venti e remi si volse a

sinistra.
Corvatosi il gorgo, siamo alzati al cielo e parimenti,
sottrattasi l’onda, sprofondammo in fondo ai

Mani.
Tre volte gli scogli tra le cave rupi diedero fragore,
tre volte vedemmo la spuma scagliata e le stelle

stillanti.
Frattanto il vento col sole ci lascia stanchi,
ignari della via scivoliamo alle spiagge dei Ciclopi.
Il

porto stesso enorme ed immoto dall’accesso dei venti:
ma vicino l’Etna con terribili scosse tuona,
talvolta esplode

nell’aria una nube nera
fumante di bufera di pece e di fiamma incandescente.
ed alza globi di fiamme e lambisce le

stelle;
a volte solleva eruttando scogli e viscere del monte
strappate, ed accumula rocce liquefatte sotto le

brezze
con un gemito e ribollì fin dal massimo fondo.
E’ fama che il corpo di Encelado semi arso dal fulmine
sia

bloccato da questa mole e sopra l’ingente Etna
imposta dai rotti camini emetta la fiamma,
ed ogni volta che muti il

fianco stanco, tutta la Trinacria
trema con mormorio ed intesse il cielo di fumo.

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