Ab urbe condita - Libro 39, Par. 40 - Studentville

Ab urbe condita - Libro 39, Par. 40

In hoc viro tanta vis animi ingeniique fuit, ut quocuinque loco

natus esset, fortunam sibi ipse facturus fuisse videretur. Nulla ars neque privatae neque publicae rei gerendae ei defuit;

urbanas rusticasque res pariter callebat. Ad summos honores alios scientia iuris, alios eloquentia, alios gloria militaris

provexit: huic versatile ingenium sic pariter ad omnia fuit, ut natuin ad id unum diceres, quod cumque ageret: in bello manu

fortissimus multisque insignibus claru.S pugnis, idem postquam ad magnos honores pervenit, summus imperator, idem in pace, sì

ius consuleres, peritissimus, si causa oranda esset, eloquentissimus, nec is tantum, cuius lingua vivo eo viguerit, monumentum

eloquentiae nullum exstet: vivit immo vigetque eloquentia eius sacrata scriptis omnis generis. Orationes et pro se multae et

pro aliis et in alios: nam non solum accusando sed etiam causam dicendo fatigavit inimicos. Simultates nimio plures et

exercuerunt eurn et ipse exercuit eas; nec facile dixeris, utrum magis presserit eurn nobilitas, an ille agitaverit

nobilitatem. Asperi procul dubio animi et linguae acerbac et immodice liberae fuit, sed invicti a cupiditatibus animi, rigidae

innocentiae, contemptor gratiae, divitiarum. In parsimonia, in patientia laboris periculique ferrei prope corporis animique,

quern ne senectus quidem, quae solvit omnia, fregerit, qui sexturn et octogesimum annum agens causam dixerit, ipse pro se

oraverit scripseritque, nonagesimo anno Ser. Galbam. ad populi adduxerit iudicium.

Versione tradotta

In

questo uomo tanto forti erano l'animo e l'indole che appariva chiaro come, qualunque fosse stato il suo rango sociale, si

sarebbe costruito da solo la sua fortuna. Possedeva ogni abilità utile a qualsiasi attività sia nella sfera pubblica che in

quella privata ed era ugualmente esperto dei problemi della vita cittadina come di quelli della vita in campagna. Alcuni sono

stati portati alle più alte magistrature dalla loro conoscenza del diritto, altri dalla loro eloquenza, altri ancora dai meriti

acquisiti in guerra: Catone ebbe invece un ingegno tanto versatile e tanto adattabile ad ogni situazione che, qualunque fosse

ìl settore in cui era impegnato, si sarebbe detto che fosse nato proprio per esercitare quell'unica attività. In guerra era

un uomo d'azione e si segnalò in battaglie molto importanti; quando ebbe raggìunto i gradi più alti si dimostrò validissimo

condotticro; e lo stesso fu in periodo di pace: espertissimo giureconsulto e di grandissima eloquenza quando c'era da

difendere qualcuno; ed egli non fu soltanto un oratore la cui eloquenza seppe imporsi solo finché era vivo non lasciando dunque

alcuna testimonianza della sua abilità oratoria: al contrario, la sua eloquenza è ben viva e valida, consacrata da scritti di

ogni genere. Molte sono le orazioni in difesa propria e degli altri; molte le orazioni con cui attaccò i suoi avversari:

infatti non solo portando accuse ma anche impegnandosi in varie difese seppe sfiancare chi gli si opponeva. Molte ?troppe anzi

? le inimicizie che lo presero per bersaglio, ma anche lui fu fierissimo avversario di molti e non sarebbe certo stato facile

capire se fosse il patriziato a combattere lui o non piuttosto lui a combattere il patriziato. Non vi è dubbio: fu di carattere

intrattabile, oltre che di lingua aspra ed eccessiva, ma il suo animo non andò mai soggetto a cupidigie, fu di una rigorosa

probità, disprezzò sempre i favoritismi e le ricchezze. Nella sua sobrietà, nella sua capacità di sopportare fatiche e

pericoli, dimostrò di avere corpo e carattere duri come il ferro: nemmeno la vecchiaia, che dissolve ogni cosa, riusci a

spezzarlo, lui che a ottantacinque anni trattò una causa e scrisse e pronunciò un'orazione in propria difesa, lui che a

novant'anni citò davanti al popolo Servio Galba.

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