Lucernam fur accendit ex ara Iovis ipsumque compilavit ad lumen suum. Onustus qui sacrilegio cum discederet, repente
vocem sancta misit Religio: “Malorum quamvis ista fuerint munera mihique invisa, ut non offendar subripi, tamen, sceleste,
spiritu culpam lues, olim cum adscriptus venerit poenae dies. Sed ne ignis noster facinori praeluceat, per quem verendos
excolit pietas deos, veto esse tale luminis commercium.” Itaque hodie nec lucernam de flamma deum nec de lucerna fas est
accendi sacrum. Quot res contineat hoc argumentum utiles non explicabit alius quam qui repperit. Significat primum saepe quos
ipse alueris tibi inveniri maxime contrarios; secundum ostendit scelera non ira deum, Fatorum dicto sed puniri tempore;
novissime interdicit ne cum melefico usum bonus consociet ullius rei.
Versione tradotta
Un
ladro accesa la lucerna dallaltare di Giove e lo spogliò alla sua luce.
Ed egli allontanandosi appesantito dal sacrilegio,
la santa Religione subito emise una voce: Benché questi siano stati doni di malvagi
e per me odiosi, tanto da non esser
offesa che si rubino, tuttavia, scellerato, laverai la colpa con la vita, un giorno quando sia giunto il giorno assegnato per
la pena. Ma perché il nostro fuoco non si accenda per il delitto, col quale la pietà adora gli dei venerandi, vieto che ci sia
tale uso di luce. E così oggi non è lecito che si accenda una lucerna dalla fiamma degli dei, né dalla lucerna il rito sacro.
Quante cose utili racchiuda questo insegnamento non lo spiegherà un altro piuttosto che chi inventò. Significa, primo che
spesso sono trovati contrari a te soprattutto quelli che tu stesso avrai allevato; secondo, mostra che i delitti sono puniti
non dallira degli dei, ma dal tempo definito dei Fati; infine vieta che il buono non condivida col malvagio luso di nessuna
cosa.
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