Libro 4 - Favola 14 - Studentville

Libro 4 - Favola 14

Tacere tormentum, poenast loqui. Cum se ferarum regem

fecisset leo, et aequitatis vellet famam consequi, a pristina deflexit consuetudine, atque inter illas tenui contentus cibo

sancta incorrupta iura reddebat fide Postquam labare coepit paenitentia, et mutare non posset naturam, coepit aliquos ducere in

secretum et fallacia quaerere si ei os puteret. Illos qui dicebant “putet,” et qui dicebant “non putet,” omnes tamen laniabat,

ita ut saturaretur sanguine. Cum multis hoc fecisset, postea simium interrogabat si putorem haberet in ore. Ille quasi

cinnamomum dixit fragrare et quasi deorum altaria. Leo erubuit laudatorem, sed, ut deciperet, mutavit fidem et quaesivit

fraudem, atque languere se simulabat. Continuo venerunt medici; qui, ut venas consideraverunt pulsum sanum ut viderunt,

suaserunt ei sumere cibum aliquem qui levis esset et tolleret fastidium pro digestione, ut regibus omnia licent. “Ignota est”

inquit “mihi caro simii; vellem illam probare.” Ut est locutus, statim necatur beniloquus simius, ut eius carnem cito escam

sumeret. Una enim est poena loquentis et non loquentis.

Versione tradotta

Tacere

è un tormento, parlare una pena. Essendo il leone stato fatto re delle fiere , e volendo raggiungere la fama di equità, sviò

dalla antica abitudine, e tra quelle contento di poco cibo rendeva i sacri diritti con incorrotta lealtà. Dopo che cominciò a

vacillare per pentimento e non potendo mutare la natura, cominciò a chiamare alcuni e a chiedere con inganno se gli puzzasse la

bocca. Quelli che dicevano “puzza” e che dicevano “ Non puzza”, li sbranava tuttavia tutti, così che era saziato di sangue.

Avendo fatto questo a molti, poi chiedeva alla scimmia se puzzasse in bocca. Egli disse che odorava quasi di cinnamomo e quasi

degli altari degli dei. Il leone arrossì per l’adulatore, ma per ingannare, cambiò lealtà e cercò l’inganno e si fingeva

languire. Subito vennero i medici; e questi, come toccarono le vene e videro il polso sano, lo persuasero a prendere del cibo

che fosse leggero e levasse il fastidio per la digestione, come tutte le cose sono lecite ai re. ”Mi è ignota, disse, la carne

di scimmia; vorrei provarla.” Come parlò, subito la ben parlante scimmia viene uccisa, perché presto prendesse la sua carne

come cibo. Unica è infatti la pena di chi parla e di chi non parla.

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