Inter capellas agno palanti canis “Stulte” inquit “erras; non est hic mater tua.” Ovesque segregatas ostendit
procul. “Non illam quaero quae cum libitum est concipit, dein portat onus ignotum certis mensibus, novissime prolapsam effundit
sarcinam; verum illam quae me nutrit admoto ubere, fraudatque natos lacte ne desit mihi.” “Tamen illa est potior quae te
peperit.” “Non ita. Beneficium sane magnum natali dedit, ut expectarem lanium in horas singulas! Unde illa scivit niger an
albus nascerer? Age porro, parere si voluisset feminam, quid profecisset cum crearer masculus? Cuius potestas nulla in gignendo
fuit, cur hac sit potior quae iacentis miserita est, dulcemque sponte praestat benevolentiam? Facit parentes bonitas, non
necessitas.” His demonstrare voluit auctor versibus obsistere homines legibus, meritis capi.
Versione tradotta
Ad un agnello che belava tra le caprette il cane Stolto, disse, sbagli; non è qui tua madre. E mostrò lontano
le pecore riunite. Non cerco quella che quando è piaciuto concepisce, poi porta un peso ignoto per dei mesi stabiliti, infine
scarica la soma caduta; ma quella che mi nutre, offerta la mammella, e deruba i figli del latte perché non manchi a me.
Tuttavia è più importante quella che ti partorì. Non così. Certamente diede il grande beneficio con la nascita, perché
aspettassi il macellaio per le singole ore. Donde seppe lei se nascevo nero o bianco? Orsù dunque, se avesse voluto partorire
una femmina, cosa sarebbe importato se venivo creato maschio? Ma il potere di lei nel generare fu nullo,
perché sarebbe più
importante di questa che ebbe compassione di me giacente e spontaneamente presta dolce benevolenza? La bontà rende genitori,
non la necessità. Lautore volle mostrare con questi versi
che gli uomini si oppongono alle leggi, sono presi dai
meriti.
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