Testo originale
Ioculare tibi videmur: et sane
levi, dum nil habemus maius, calamo ludimus. Sed diligenter intuere has nenias; quantum in pusillis utilitatem reperies! Non
semper ea sunt quae videntur: decipit frons prima multos, rara mens intellegit quod interiore condidit cura angulo. Hoc ne
locutus sine mercede existimer, fabellam adiciam de mustela et muribus. Mustela, cum annis et senecta debilis mures veloces non
valeret adsequi, involvit se farina et obscuro loco abiecit neclegenter. Mus, escam putans, adsiluit et comprensus occubuit
neci; alter similiter, deinde perit et tertius. post aliquot venit saeculis retorridus, qui saepe laqueos et muscipula
effugerat; proculque insidias cernens hostis callidi, “Sic valeas,” inquit, “ut farina es, quae iaces!”
Traduzione
Ti sembriamo scherzare: e davvero con penna leggera, mentre non abbiamo nulla di maggiore,
giochiamo. Ma attentamente guarda queste nenie; quanta grande utilità troverai in cose piccole! Non sempre quelle cose che si
vedono sono tali: il primo aspetto inganna molti, una intelligenza rara capisce ciò che la cura ha nascosto nellangolo più
interno. Perché non sia creduto aver parlato senza scopo, aggiungerò la favoletta della donnola e dei topi. La donnola, debole
per gli anni e per la vecchiaia, non potendo inseguire i topi veloci, si avvolse di farina e si buttò senza cura in luogo
oscuro. Un topo, credendola cibo, vi saltò su e catturato cadde nella morte; similmente un secondo, poi perì anche un terzo.
Dopo alcune generazioni venne uno bruciato (dall’età), che spesso aveva fuggito lacci e trappole; e da lontano vedendo le
insidie del furbo nemico, “Così tu stia bene, disse, poiché sei farina, tu che giaci!”
Versione tradotta
Ti sembriamo scherzare: e davvero con penna leggera, mentre non abbiamo nulla di maggiore,
giochiamo. Ma attentamente guarda queste nenie; quanta grande utilità troverai in cose piccole! Non sempre quelle cose che si
vedono sono tali: il primo aspetto inganna molti, una intelligenza rara capisce ciò che la cura ha nascosto nellangolo più
interno. Perché non sia creduto aver parlato senza scopo, aggiungerò la favoletta della donnola e dei topi. La donnola, debole
per gli anni e per la vecchiaia, non potendo inseguire i topi veloci, si avvolse di farina e si buttò senza cura in luogo
oscuro. Un topo, credendola cibo, vi saltò su e catturato cadde nella morte; similmente un secondo, poi perì anche un terzo.
Dopo alcune generazioni venne uno bruciato (dalletà), che spesso aveva fuggito lacci e trappole; e da lontano vedendo le
insidie del furbo nemico, Così tu stia bene, disse, poiché sei farina, tu che giaci.�
- Letteratura Latina
- Le Fabulae di Fedro
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