Epistulae Morales ad Lucilium, Libro 4, Lettera 32 - Studentville

Epistulae Morales ad Lucilium, Libro 4, Lettera 32

[1] Inquiro de te et ab omnibus sciscitor qui ex ista regione

veniunt quid agas, ubi et cum quibus moreris. Verba dare non potes: tecum sum. Sic vive tamquam quid facias auditurus sim, immo

tamquam visurus. Quaeris quid me maxime ex iis quae de te audio delectet? quod nihil audio, quod plerique ex iis quos interrogo

nesciunt quid agas. [2] Hoc est salutare, non conversari dissimilibus et diversa cupientibus. Habeo quidem fiduciam non posse

te detorqueri mansurumque in proposito, etiam si sollicitantium turba circumeat. Quid ergo est? non timeo ne mutent te, timeo

ne impediant. Multum autem nocet etiam qui moratur, utique in tanta brevitate vitae, quam breviorem inconstantia facimus, aliud

eius subinde atque aliud facientes initium; diducimus illam in particulas ac lancinamus. [3] Propera ergo, Lucili carissime, et

cogita quantum additurus celeritati fueris, si a tergo hostis instaret, si equitem adventare suspicareris ac fugientium premer

vestigia. Fit hoc, premeris: accelera et evade, perduc te in tutum et subinde considera quam pulchra res sit consummare vitam

ante mortem, deinde exspectare securum reliquam temporis sui partem, nihil sibi, in possessione beatae vitae positum, quae

beatior non fit si longior. [4] O quando illud videbis tempus quo scies tempus ad te non pertinere, quo tranquillus placidusque

eris et crastini neglegens et in summa tui satietate! Vis scire quid sit quod faciat homines avidos futuri? nemo sibi contigit.

Optaverunt itaque tibi alia parentes tui; sed ego contra omnium tibi eorum contemptum opto quorum illi copiam. Vota illorum

multos compilant ut te locupletent; quidquid ad te transferunt alicui detrahendum est. [5] Opto tibi tui facultatem, ut vagis

cogitationibus agitata mens tandem resistat et certa sit, ut placeat sibi et intellectis veris bonis, quae simul intellecta

sunt possidentur, aetatis adiectione non egeat. Ille demum necessitates supergressus est et exauctoratus ac liber qui vivit

vita peracta.

Versione tradotta

1 Indago su di te e da tutti

quelli che vengono da codesta regione cerco di sapere che cosa fai, dove e con chi passi il tuo tempo. Non puoi ingannarmi: ti

sono vicino. Comportati come se io potessi sentire, anzi, vedere quello che fai. Vuoi sapere che cosa mi è più gradito di

quello che sento su di te? Il fatto che non sento niente, che la maggior parte di quanti interrogo non sanno che cosa fai. 2

La cosa migliore è non avere rapporti con chi non è simile a noi e ha aspirazioni diverse. Sono, però convinto che non sia

possibile fuorviarti e che rimarrai saldo nei tuoi propositi, anche se ti circonda una massa di gente che cerca di corromperti.

E allora? Non temo che ti cambino, temo solo che ti siano di ostacolo. Anche chi provoca ritardi danneggia molto, soprattutto

perché la vita è tanto breve, e noi la rendiamo ancòra più breve con la nostra incostanza, ricominciandola di continuo ora in

un modo, ora in un altro: la riduciamo in pezzi e la laceriamo. 3 Affrettati, dunque, Lucilio carissimo, e pensa quanto

andresti più veloce, se il nemico ti incalzasse alle spalle, se temessi l'arrivo della cavalleria sulle tracce dei

fuggiaschi. Succede proprio questo: ti inseguono; affretta il passo e fuggi, mettiti al sicuro e considera come è bello portare

a compimento la vita prima che sopraggiunga la morte e poi aspettare serenamente il tempo che rimane, non chiedendo niente per

sé, nel possesso di un'esistenza felice, che più felice non diventa, se dura più a lungo. 4 Quando arriverà quel giorno in

cui ti renderai conto che del tempo non ti importa, in cui sarai tranquillo e sereno, incurante del domani e ormai

completamente pago di te stesso! Vuoi sapere che cosa rende gli uomini avidi del futuro? Nessuno appartiene a se stesso. I tuoi

genitori hanno desiderato ben altro per te; io, invece, desidero che tu disprezzi tutti quei beni che loro ti augurano in

abbondanza. I loro voti spogliano molti altri per arricchire te; tutto ciò che vogliono darti, bisogna toglierlo a qualcuno. 5

Io ti auguro, invece, di avere il possesso di te stesso in modo che la tua mente, travagliata da pensieri volubili, trovi

riposo e certezze, che sia soddisfatta di sé e, riconosciuti i beni veri, che si possiedono non appena si riconoscono, non

desideri una vita più lunga. Se uno vive dopo aver portato a compimento la propria vita, ha ormai superato tutte le necessità

ed è completamente libero da ogni vincolo. Stammi bene.

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