Catilinarie, Libro 4, traduzione Par. 13 - Studentville

Catilinarie, Libro 4, traduzione Par. 13

Nisi vero cuipiam L. Caesar, vir fortissimus et amantissimus rei publicae, crudelior nudius

tertius visus est, cum sororis suae, feminae lectissimae, virum praesentem et audientem vita privandum esse dixit, cum avum

suum iussu consulis interfectum filiumque eius inpuberem legatum a patre missum in carcere necatum esse dixit. Quorum quod

simile factum, quod initum delendae rei publicae consilium? Largitionis voluntas tum in re publica versata est et partium

quaedam contentio. Atque illo tempore huius avus Lentuli, vir clarissimus, armatus Gracchum est persecutus. Ille etiam grave

tum vulnus accepit, ne quid de summa re publica deminueretur; hic ad evertenda rei publicae fundamenta Gallos accersit,

servitia concitat, Catilinam vocat, adtribuit nos trucidandos Cethego et ceteros civis interficiendos Gfabinio, urbem

inflammandam Cassio, totam Italiam vastandam diri piendamque Catilinae. Vereamini censeo, ne in hoc scelere tam immani ac

nefando nimis aliquid severe statuisse videamini; multo magis est verendum, ne remissione poenas crudeles in patriam quam ne

severitate animadversionis nimis vehementes in acerbissimos hostis fuisse videamur.

Versione tradotta

A meno che a qualcuno non

sia sembrato, due giorni fa, più crudele L. Cesare, uomo valorosissimo e sommamente amante della Repubblica, il quale disse che

doveva essere privato della vita il marito di sua sorella, donna elettissima, il quale era presente ed ascoltava, e disse che

era giusta la morte del suo avo che, per ordine del console, aveva ucciso il suo avo e il di lui figlio minorenne che aveva

mandato come legato in carcere. Di costoro quale fatto è simigliante, quale decisione intrapresa per distruggere la Repubblica?

Si diffuse allora nella Repubblica una volontà di corruzione, ed una certa litigiosità per ripartirne i frutti. Ed in quel

tempo, un antenato di questo Lentulo, uomo oltremodo illustre, perseguì con le armi Gracco. Eppure, questi ricevette un colpo

tanto grave perchè la Repubblica non soffrisse detrimento alcuno. Costui ha chiamato i Galli per distruggere le fondamenta

della Repubblica, solleva gli schiavi, chiama Catilina, conferisce a Cetego il compito di trucidare tutti noi ed a Gabinio

quello per tutti gli altri cittadini, a Cassio il compito di dar fuoco alla città, a Catilina il compito di devastare e

distruggere tutta l’Italia. Ritengo che dobbiate domandarvi con preoccupazione se, in questo delitto così immane e nefando,

abbiate adottato misure adeguatamente severe; molto di più dobbiamo preoccuparci che, con la mitezza della pena, sembriamo

essere stati crudeli contro la Patria piuttosto che, con la severità del castigo, essere stati sufficientemente duri contro

nemici pericolosissimi.

  • Letteratura Latina
  • Libro 4
  • Cicerone
  • Catilinarie

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti