Nisi vero cuipiam L. Caesar, vir fortissimus et amantissimus rei publicae, crudelior nudius
tertius visus est, cum sororis suae, feminae lectissimae, virum praesentem et audientem vita privandum esse dixit, cum avum
suum iussu consulis interfectum filiumque eius inpuberem legatum a patre missum in carcere necatum esse dixit. Quorum quod
simile factum, quod initum delendae rei publicae consilium? Largitionis voluntas tum in re publica versata est et partium
quaedam contentio. Atque illo tempore huius avus Lentuli, vir clarissimus, armatus Gracchum est persecutus. Ille etiam grave
tum vulnus accepit, ne quid de summa re publica deminueretur; hic ad evertenda rei publicae fundamenta Gallos accersit,
servitia concitat, Catilinam vocat, adtribuit nos trucidandos Cethego et ceteros civis interficiendos Gfabinio, urbem
inflammandam Cassio, totam Italiam vastandam diri piendamque Catilinae. Vereamini censeo, ne in hoc scelere tam immani ac
nefando nimis aliquid severe statuisse videamini; multo magis est verendum, ne remissione poenas crudeles in patriam quam ne
severitate animadversionis nimis vehementes in acerbissimos hostis fuisse videamur.
Versione tradotta
A meno che a qualcuno non
sia sembrato, due giorni fa, più crudele L. Cesare, uomo valorosissimo e sommamente amante della Repubblica, il quale disse che
doveva essere privato della vita il marito di sua sorella, donna elettissima, il quale era presente ed ascoltava, e disse che
era giusta la morte del suo avo che, per ordine del console, aveva ucciso il suo avo e il di lui figlio minorenne che aveva
mandato come legato in carcere. Di costoro quale fatto è simigliante, quale decisione intrapresa per distruggere la Repubblica?
Si diffuse allora nella Repubblica una volontà di corruzione, ed una certa litigiosità per ripartirne i frutti. Ed in quel
tempo, un antenato di questo Lentulo, uomo oltremodo illustre, perseguì con le armi Gracco. Eppure, questi ricevette un colpo
tanto grave perchè la Repubblica non soffrisse detrimento alcuno. Costui ha chiamato i Galli per distruggere le fondamenta
della Repubblica, solleva gli schiavi, chiama Catilina, conferisce a Cetego il compito di trucidare tutti noi ed a Gabinio
quello per tutti gli altri cittadini, a Cassio il compito di dar fuoco alla città, a Catilina il compito di devastare e
distruggere tutta lItalia. Ritengo che dobbiate domandarvi con preoccupazione se, in questo delitto così immane e nefando,
abbiate adottato misure adeguatamente severe; molto di più dobbiamo preoccuparci che, con la mitezza della pena, sembriamo
essere stati crudeli contro la Patria piuttosto che, con la severità del castigo, essere stati sufficientemente duri contro
nemici pericolosissimi.
- Letteratura Latina
- Libro 4
- Cicerone
- Catilinarie