Omnis ingenuorum adest multitudo, etiam tenuissimorum. Quis est enim, cui non haec templa,
aspectus urbis, possessio libertatis, lux denique haec ipsa et [hoc] commune patriae solum cum sit carum, tum vero dulce atque
iucundum? Operae pretium est, patres conscripti, libertinorum hominum studia cognoscere, qui sua virtute fortunam huius
civitatis consecuti vere hanc suam esse patriam iudicant, quam quidam hic nati, et summo nati loco, non patriam suam, sed urbem
hostium esse iudicaverunt. Sed quid ego hosce homines ordinesque commemoro, quos privatae fortunae, quos communis res publica,
quos denique libertas, ea quae dulcissima est, ad salutem patriae defendendam excitavit? Servus est nemo, qui modo tolerabili
condicione sit servitutis, qui non audaciam civium perhorrescat, qui non haec stare cupiat, qui non [tantum], quantum audet et
quantum potest, conferat ad communem salutem, voluntatis.
Versione tradotta
E presente una moltitudine di uomini liberi, anche poverissimi. A chi, infatti, non
sono cari e dolci e giocondi questi templi, laspetto della città, il godimento della libertà, questo cielo ed il suolo comune
della Patria?E opportuno, o Padri coscritti, conoscere limpegno dei liberti che, avendo conseguito, con il loro valore, la
fortuna di vivere in questa città, la considerano come loro Patria, mentre altri, nati qui, e nati anche da nobili stirpi, la
considerano non come loro Patria, ma come una città nemica. Ma a che prò ricordo questi uomini e questi ordini che le loro
private fortune, la comunione della Repubblica, infine quella dolcissima cosa che è la libertà, hanno mobilitato in difesa
della Patria? Non cè schiavo, che goda di una condizione tollerabile della sua schiavitù , il quale non abborra la
furia dei cittadini, che non desideri che restino le condizioni attuali, che non impegni quanto osi e possa della sua volontà
per la salvezza comune.
- Catilinarie
- Libro 4
- Cicerone
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