Quare si
quem vestrum forte commovet hoc, quod auditum est, lenonem quendam Lentuli concursare circum tabernas, pretio sperare
sollicitari posse animos egentium atque imperitorum, est id quidem coeptum atque temptatum, sed nulli sunt inventi tam aut
fortuna miseri aut voluntate perditi, qui non illum ipsum sellae atque operis et quaestus cotidiani locum, qui non cubile ac
lectulum suum, qui denique non cursum hunc otiosum vitac suae salvum esse velint. Multo vero maxima pars eorum, qui in tabernis
sunt, immo vero (id enim potius est dicendum) genus hoc universum amantissimum est otii. Etenim omne instrumentum, omnis opera
atque quaestus sequentia civium sustentatur, alitur otio; quorum si quaestus occlusis tabernis minui solet, quid tandem
incensis futurum fuit?
Versione tradotta
Perciò, se a qualcuno di voi fa impressione ciò che si mormora, che, cioè un lenone di Lentulo andava in
giro per le bettole, sperando di sollecitare col denaro gli animi di poveri e di sprovveduti, ciò è stato realmente intrapreso
e tentato, ma non è stato trovato alcuno o tanto povero di beni o tanto pervertito di volontà dal non volere che fossero
mantenuti il proprio cantuccio, il luogo della propria attività e del proprio guadagno quotidiano, il proprio giaciglio o il
proprio lettucolo, insomma il trascorrere in ozio della propria vita. Infatti la massima parte di quelli che gironzolano per le
bettole, anzi, per meglio dire, tutta la loro categoria è amantissima dellozio. Ogni mezzo, ogni attività, ogni guadagno viene
sostenuto dalla tolleranza dei cittadini, viene alimentata dallozio; se il guadagno di costoro si riduce, di solito, quando le
bettole sono chiuse, che cosa avverrebbe quando le bettole fossero bruciate?
- Catilinarie
- Libro 4
- Cicerone
- Catilinarie