Nunc, antequam ad sententiam redeo, de me pauca dicam. Ego, quanta manus est coniuratorum, quam
videtis esse permagnam, tantam me inimicorum multitudinem suscepisse video; sed eam esse iudico turpem et infirmam et
[contemptam et] abiectam. Quodsi aliquando alicuius furore et scelere concitata manus ista plus valuerit quam vestra ac rei
publicae dignitas, me tamen meorum factorum atque consiliorum numquam, patres conscripti, paenitebit. Etenim mors, quam illi
[mihi] fortasse minitantur, omnibus est parata; vitae tantam laudem, quanta vos me vestris decretis honestastis, nemo est
adsecutus. Ceteris enim bene gesta, mihi uni conservata re publica gratulationem decrevistis.
Versione tradotta
Ora, prima che io torni alla
mia opinione, dirò poche cose di me stesso. Io vedo che quanto è ampia laccolta dei congiurati, che voi vedete essere
amplissima, tanta congerie di nemici ho guadagnato; ma io la giudico turpe, debole, disprezzabile ed abbietta. Chè se, per
avventura, per la furia delittuosa di qualcuno, questa accolta dovesse valere più della dignità vostra e della Repubblica, io,
tuttavia, o Padri coscritti, mai mi pentirei delle mie azioni e dei miei consigli. Infatti la morte, che quelli forse mi
minacciano, è pronta di fronte a tutto; nessuno ha ottenuto tanta lode di vita quanta voi mi avete attribuito con le vostre
deliberazioni. Voi, infatti, a tutti gli altri avete decretato il ringraziamento per le cose ben fatte, solo a me per aver
salvato la Repubblica.
- Catilinarie
- Libro 4
- Cicerone
- Catilinarie