Quamquam
est uno loco condicio melior externae victoriae quam domesticae, quod hostes alienigenae aut oppressi serviunt aut recepti [in
amicitiam] beneficio se obligatos putant; qui autem ex numero civium dementia aliqua depravati hostes patriae semel esse
coeperunt, eos cum a pernicie rei publicae reppuleris, nec vi coercere nec beneficio placare possis. Quare mihi cum perditis
civibus aeternum bellum susceptum esse video. Id ego vestro bonorumque omnium auxilio memoriaque tantorum periculorum, quae non
modo in hoc populo, qui servatus est, sed in omnium gentium sermonibus ac mentibus semper haerebit, a me atque a meis facile
propulsari posse confido. Neque ulla profecto tanta vis reperietur, quae coniunctionem vestram equitumque Romanorum et tantam
conspirationem bonorum omnium confringere et labefactare possit.
Versione tradotta
Benchè, è certamente migliore
la condizione di una vittoria esterna rispetto ad una vittoria interna, poiché i nemici stranieri o subiscono loppressione
o, trattati con amicizia, si ritengono obbligati per il beneficio; coloro, invece, che fra i cittadini, in preda alla demenza,
cominciarono ad essere nemici della Patria, una volta che sia stata allontanata la rovina della Repubblica, non potranno essere
placati né con la forza, né con benefici. Perciò io ritengo che mi toccherà affrontare una guerra perpetua con cittadini
sciagurati. Io ritengo che, con laiuto vostro e di tutti gli uomini dabbene, e con la memoria di così grandi pericoli che
sarà sempre presente non solo fra questo popolo, che è stato salvato, ma anche nei discorsi e nei ricordi di tutte le genti-
essa posa facilmente essere allontanata da me e dai miei cari. Né potrà rinvenirsi tanto presto una forza tale che possa
contrastare e sconfiggere lunione vostra con i cavalieri romani e limpegno unanime di tutte le persone dabbene.
- Letteratura Latina
- Libro 4
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