Quae cum ita
sint, pro imperio, pro exercitu, pro provincia, quam neglexi, pro triumpho ceterisque laudis insignibus, quae sunt a me propter
urbis vestraeque salutis custodiam repudiata, pro clientelis hospitiisque provincialibus, quae tamen urbanis opibus non minore
labore tueor quam comparo, pro his igitur omnibus rebus, pro meis in vos singularibus studiis proque hac, quam perspicitis, ad
conservandam rem publicam diligentia nihil a vobis nisi huius temporis totiusque mei consulatus memoriam postulo; quae dunn
erit in vestris fixa mentibus, tutissimo me muro saeptum esse arbitrabor. Quodsi meam spem vis inproborum fefellerit atque
superaverit, commendo vobis parvum meum filium, cui profecto satis erit praesidii non solum ad salutem, verum etiam ad
dignitatem, si eius, qui haec omnia suo solius periculo conservarit, illum filium esse memineritis.
Versione tradotta
23. Stando così le cose, per limpero, per lesercito, per le province, che io ho trascurato, per
il trionfo e per le altre insigni lodi che sono state da me rifiutate a tutela della città e della vostra salvezza, per le
clientele e i rifugi delle province, che tuttavia io proteggo con impegno non minore di quello riservato ai beni cittadini, per
tutto questo, per tutti i miei impegni verso di voi e per questa mia diligenza, che voi constatate, per salvare la Repubblica,
niente io chiedo a voi se non la memoria di questo periodo e dellintero mio consolato; chè se essa sarà fissa nelle vostre
menti, mi riterrei protetto da un solidissimo muro. Ma se la violenza di uomini indegni dovesse superare ed annullare la mia
speranza, affido a voi il mio figlioletto, a cui sarà certamente di grande sostegno, non solo per la salvezza, ma anche per la
dignità, se ricorderete che egli è figlio di colui che ha salvato tutto questo, a rischio solo di se stesso.
- Letteratura Latina
- Libro 4
- Cicerone
- Catilinarie