De Bello Gallico, Libro 4 - Par. 33 - Studentville

De Bello Gallico, Libro 4 - Par. 33

Genus hoc est ex essedis pugnae: primo per omnes partes perequitant et tela coniciunt atque ipso terrore equorum et strepitu rotarum ordines plerumque perturbant, et cum se inter equitum turmas insinuaverunt, ex essedis desiliunt et pedibus proeliantur. Aurigae interim paulum ex proelio excedunt atque ita currus conlocant, ut, si illi a multitudine hostium premantur, expeditum ad suos receptum habeant. Ita mobilitatem equitum, stabilitatem peditum in proeliis praestant ac tantum usu cotidiano et exercitatione efficiunt, uti in declivi ac praecipiti loco incitatos equos sustinere et brevi moderari ac flectere et per temonem percurrere et in iugo insistere et inde se in currus citissime recipere consuerint.

Versione tradotta

Il genere di battaglia dai carri è questo: anzitutto cavalcano per tutte le parti e lanciano giavellotti e con il terrore stesso dei cavalli e lo strepito delle ruote per lo più scompigliano le file, e una volta che si sono insinuati tra le squadre dei cavalieri, saltano giù dai carri e combattono a piedi. Gli aurighi intanto si ritirano un poco dalla mischia e collocano i carri così che , se essi sono incalzati dalla folla dei nemici, hanno libero rifugio presso i loro. Così negli scontri superano la mobilità dei cavalieri, la stabilità dei soldati e con la pratica e l’esercizio quotidiano riescono tanto, che sono abituati a frenare i cavalli al galoppo in un luogo in pendio e scosceso e controllare in breve (spazio) e piegare e correre su per il timone e fermarsi sul giogo e di ritirarsi molto velocemente sui carri.

  • Letteratura Latina
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  • De Bello Gallico

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