His de rebus Caesar certior factus et infirmitatem Gallorum veritus, quod sunt in consiliis capiendis mobiles et novis plerumque rebus student, nihil his committendum existimavit. Est autem hoc Gallicae consuetudinis, uti et viatores etiam invitos consistere cogant et quid quisque eorum de quaque re audierit aut cognoverit quaerant et mercatores in oppidis vulgus circumsistat quibusque ex regionibus veniant quasque ibi res cognoverint pronuntiare cogat. His rebus atque auditionibus permoti de summis saepe rebus consilia ineunt, quorum eos in vestigio paenitere necesse est, cum incertis rumoribus serviant et plerique ad voluntatem eorum ficta respondeant.
Versione tradotta
Cesare informato di queste cose e temendo la leggerezza dei Galli, perché sono volubili nel prendere decisioni e per lo più aspirano a fatti nuovi, pensò di non fidarsi per nulla. Questo poi è (tipico) della abitudine gallica, che costringono i viaggiatori, anche se contrari, a fermarsi e indagano su ciò che ciascuno di loro abbia sentito o saputo su qualunque cosa ed il popolo circonda in città i mercanti e li costringe a rivelare da quali regioni vengano e quali cose lì abbiano saputo. Colpiti da questi fatti e racconti spesso intraprendono decisioni di estrema importanza, di cui è necessario che presto di pentano, essendo schiavi di chiacchiere incerte e parecchi (stranieri) rispondano favole alla loro voglia.
- Letteratura Latina
- Libro 4
- Cesare
- De Bello Gallico