Re frumentaria comparata equitibusque delectis iter in ea loca facere coepit, quibus in locis esse Germanos audiebat. A quibus cum paucorum dierum iter abesset, legati ab his venerunt. Quorum haec fuit oratio: Germanos neque priores populo Romano bellum inferre neque tamen recusare, si lacessantur, quin armis contendant, quod Germanorum consuetudo haec sit a maioribus tradita, quicumque bellum inferant, resistere neque deprecari. Haec tamen dicere: venisse invitos, eiectos domo; si suam gratiam Romani velint, posse iis utiles esse amicos; vel sibi agros attribuant, vel patiantur eos tenere quos armis possederint; sese unis Suebis concedere, quibus ne di quidem immortales pares esse possint; reliquum quidem in terris esse neminem quem non superare possint.
Versione tradotta
Preparato il vettovagliamento, scelti i cavalieri, cominciò a marciare in quei luoghi, in cui sentiva esserci i Germani. Essendo distante da loro una marcia di pochi giorni, vennero ambasciatori da parte di questi. Il loro discorso fu questo: i Germani non dichiaravano per primi guerra al popolo romano e tuttavia non rifiutavano, se fossero provocati, di scontrarsi con le armi, perché questa era tradizione dei Germani, tramandata dagli antenati, chiunque dichiari guerra, opporsi e non pregare. Tuttavia affermavano questo: eran venuti contro voglia, cacciati dalla patria; se i Romani volevano il loro favore, potevano essere per loro amici utili; o concedessero loro terreni o tollerassero quelli che possedevano con le armi; loro cedevano agli unici Suebi, a cui nemmeno gli dei immortali potrebbero essere pari; del resto sulla terra non c’era nessuno che non potessero vincere.
- Letteratura Latina
- Libro 4
- Cesare
- De Bello Gallico