Ad haec Caesar, quae visum est, respondit; sed exitus fuit orationis: sibi nullam cum iis amicitiam esse posse, si in Gallia remanerent; neque verum esse, qui suos fines tueri non potuerint, alienos occupare, neque ullos in Gallia vacare agros, qui dari tantae praesertim multitudini sine iniuria possint; sed licere si velint in Ubiorum finibus considere, quorum sint legati apud se et de Sueborum iniuriis querantur et ab se auxilium petant; hoc se ab Ubiis impetraturum.
Versione tradotta
A queste espressioni Cesare rispose, quello che gli parve opportuno; ma la fine del discorso fu: per lui non ci poteva essere nessuna amicizia con loro, se rimanevano in Gallia; non era giusto che quelli che non avevano potuto difendere i loro territori, occupassero gli altrui, che in Gallia nessun terreno era libero, da poter dare soprattutto ad una moltitudine così grande senza danno; ma era possibile, se volessero, fermarsi nei territori degli Ubi, cerano presso di lui ambasciatori e si lamentavano degli oltraggi dei Suebi e gli chiedevano aiuto; egli avrebbe ottenuto questo da parte degli Ubi.
- Letteratura Latina
- Libro 4
- Cesare
- De Bello Gallico