Ego enim suscipiam et, ut spero, reperiam, qui id, quod salutis omnium causa statueritis, non putent
esse suae dignitatis recusare. Adiungit gravem poenam municipiis, si quis eorum vincula ruperit; horribiles cnstodias circumdat
et dignas scelere hominum perditorum; sancit, ne quis eorum poenam, quos condemnat, aut per senatum aut per populum levare
possit; eripit etiam spem, quae sola homines in miseriis consolari solet. Bona praeterea publicari iubet, vitam solam relinquit
nefariis hominibus; quam si eripuisset, multos una dolores animi atque corporis et omnis scelerum poenas ademisset. Itaque ut
aliqua in vita formido inprobis esset posita apud inferos eius modi quaedam illi antiqui supplicia impiis constituta esse
voluerunt, quod videlicet intellegebant his remotis non esse mortem ipsam pertimescendam.
Versione tradotta
Io, infatti, mi attiverò
e, come spero, troverò chi non ritenga consono alla propria dignità rifiutare ciò che voi avrete stabilito per la salvezza di
tutti. Se qualcuno spezzerà le loro catene, aggiunge una grave sanzione ai municipi; pone intorno guardie tremende,
del tutto degne del delitto di questi uomini perduti; stabilisce che nessuno possa alleviare la pena di coloro che condanna, né
per senatoconsulto, né per iniziativa popolare; strappa via anche la speranza, unica consolazione degli uomini ridotti allo
stremo. Ordina, inoltre, che i loro beni siano confiscati, e lascia solo la vita a questi uomini scellerati; se gliela
togliesse, cancellerebbe anche molti dolori dellanima e del corpo ed ogni pena per il delitto. Ecco perché, affinchè
albergasse un certo terrore negli scellerati mentre sono in vita, gli antichi ritennero che, presso gli inferi, fossero
destinate agli empii le medesime pene, poiché comprendevano a prima vista che, escludendo quelle, neanche la morte sarebbe
apparsa temibile.
- Letteratura Latina
- Libro 4
- Cicerone
- Catilinarie