Eneide, Libro 4, traduzione vv. 393-407 - Studentville

Eneide, Libro 4, traduzione vv. 393-407

At

pius Aeneas, quamquam lenire dolentem
solando cupit et dictis avertere curas,
multa gemens magnoque animum labefactus

amore
iussa tamen divum exsequitur classemque revisit.
tum vero Teucri incumbunt et litore celsas
deducunt toto

navis. natat uncta carina,
frondentisque ferunt remos et robora silvis
infabricata fugae studio.
migrantis cernas

totaque ex urbe ruentis:
ac velut ingentem formicae farris acervum
cum populant hiemis memores tectoque reponunt,

it nigrum campis agmen praedamque per herbas
convectant calle angusto; pars grandia trudunt
obnixae frumenta

umeris, pars agmina cogunt
castigantque moras, opere omnis semita fervet.

Versione tradotta

Ma il pio Enea, benché brami lenire la dolente
consolandola e allontanare con

parole gli affanni,
molto gemendo travolto nell'animo dal grande amore
esegue tuttavia i comandi degli dei e rivisita

la flotta.
Allora davvero i Teucri lavorano e portano le alte navi
su tutto il lido. Galleggia la carena unta,
e

portano remi frondosi dai boschi e tavole
non lavorate per la smania di fuga.
Li vedresti migrare e correre da tutta la

città:
e come quando le formiche saccheggiano un gran mucchio
di farro memori dell'inverno e lo ripongono in

casa,
va per i campi la nera schiera e trascinano la preda tra l'erbe
per angusto sentiero; parte spingono enormi

grani
portandoli sulle spalle, parte spingono le schiere
e sgridano le pigre, tutta la strada ferve di lavoro.

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