Eneide, Libro 4, traduzione vv. 450-473 - Studentville

Eneide, Libro 4, traduzione vv. 450-473

Tum vero infelix fatis exterrita Dido
mortem orat;

taedet caeli convexa tueri.
quo magis inceptum peragat lucemque relinquat,
vidit, turicremis cum dona imponeret aris,

horrendum dictu latices nigrescere sacros
fusaque in obscenum se vertere vina cruorem;
hoc visum nulli, non ipsi

effata sorori.
praeterea fuit in tectis de marmore templum
coniugis antiqui, miro quod honore colebat,
velleribus

niveis et festa fronde revinctum:
hinc exaudiri voces et verba vocantis
visa viri, nox cum terras obscura teneret,

solaque culminibus ferali carmine bubo
saepe queri et longas in fletum ducere voces;
multaque praeterea vatum

praedicta priorum
terribili monitu horrificant. agit ipse furentem
in somnis ferus Aeneas, semperque relinqui
sola

sibi, semper longam incomitata videtur
ire viam et Tyrios deserta quaerere terra,
Eumenidum veluti demens videt agmina

Pentheus
et solem geminum et duplices se ostendere Thebas,
aut Agamemnonius scaenis agitatus Orestes,
armatam

facibus matrem et serpentibus atris
cum fugit ultricesque sedent in limine Dirae.

Versione tradotta

Allora davvero l'infelice Didone, atterrita dai fati
prega la morte; l'infastidisce guardare la convessità del

cielo.
Per concluder meglio il proposito e lasciare la luce,
vide, ponendo i doni sugli altari fumanti incenso,

(orribile a dirsi) annerirsi le sacre acque ed i vini
versati cambiarsi in lurido sangue.
A nessuno raccontò questa

visione, neppure alla stessa sorella.
Ancora ci fu nella regga un tempio di marmo
del vecchio marito, che venerava con

grande onore,
addobbato di nivee lane e fronde festiva:
di qui sembrò si sentissero voci e parole del marito
che

chiamava, mentre la notte copriva le terre,
ed unico il gufo dai tetti con canto funereo
spesso lamentarsi e volgere in

pianto lunghi versi;
ed inoltre molte predizioni di antichi indovini
con terribile monito terrificano. Lo stesso Enea

nei sogni
crudele tormenta la furiosa, sempre si vede sola,
abbandonata, sempre andare per una lunga

via,
senza seguito, su terra deserta cercare i Tirii,
come Penteo, pazzo, vede mostrarsi le schiere
delle Eumenidi e

doppio sole e doppia Tebe,
o come l'Agamenninio Oreste spinto sulle scene,
quando fugge la madre armata di fiaccole e

neri
serpenti e le Dire vendicatrici siedono sulla soglia.

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