Eneide, Libro 4, traduzione vv. 474-503 - Studentville

Eneide, Libro 4, traduzione vv. 474-503

Ergo ubi concepit furias evicta dolore
decrevitque mori, tempus secum ipsa modumque
exigit, et

maestam dictis adgressa sororem
consilium vultu tegit ac spem fronte serenat:
‘inveni, germana, viam gratare sorori

quae mihi reddat eum vel eo me solvat amantem.
Oceani finem iuxta solemque cadentem
ultimus Aethiopum locus est,

ubi maximus Atlas
axem umero torquet stellis ardentibus aptum:
hinc mihi Massylae gentis monstrata sacerdos,

Hesperidum templi custos, epulasque draconi
quae dabat et sacros servabat in arbore ramos,
spargens umida mella

soporiferumque papaver.
haec se carminibus promittit solvere mentes
quas velit, ast aliis duras immittere curas,

sistere aquam fluviis et vertere sidera retro,
nocturnosque movet Manis: mugire videbis
sub pedibus terram et

descendere montibus ornos.
testor, cara, deos et te, germana, tuumque
dulce caput, magicas invitam accingier artis.

tu secreta pyram tecto interiore sub auras
erige, et arma viri thalamo quae fixa reliquit
impius exuviasque omnis

lectumque iugalem,
quo perii, super imponas: abolere nefandi
cuncta viri monimenta iuvat monstratque sacerdos.’

haec effata silet, pallor simul occupat ora.
non tamen Anna novis praetexere funera sacris
germanam credit, nec

tantos mente furores
concipit aut graviora timet quam morte Sychaei.
ergo iussa parat.

Versione tradotta

Perciò come accolse le furie, vinta dal dolore,

e decise di morire, lei stessa tra sé sceglie tempo
e modo, e rivolgendosi con parole alla mesta sorella
copre la

decisione in volto ed in fronte rasserena speranza.
"Trovai, sorella, la via (rallegrati con la sorella),
che mi

restituisca lui o da lui sciolga me che l'amo.
Vicino al confine dell'Oceano ed al sole cadente
c'è un luogo,

l'ultimo degli Etiopi, dove il massimo Atlante
a spalla gira l'asse unito alle ardenti stelle:
Di qui mi fu

mostrata una sacerdotessa del popolo Massilo,
custode del tempio delle Esperidi, che dava cibo al drago
e conservava

sacri rami su di una pianta,
spargendo umidi mieli e soporifero papavero.
Costei promette con canti di sciogliere le

menti,
che vuole, anzi di mandare ad altri i duri affanni,
fermar l'acque nei fiumi e volgere indietro le stelle,
e

muove i Mani notturni: vedrai muggire la terra
sotto i piedi e gli orni scendere dai monti.
Giuro, cara, per gli

dei e per te, sorella, e la tua
dolce persona, che contro voglia mi accingo ad arti magiche.
Tu innalza silenziosa

nell'interno della casa un rogo
sotto i cieli e le armi dell'uomo, che lasciò fisse sul letto,
l'empio, e tutte

le spoglie ed il letto coniugale,
per cui morii, metti sopra: piace cancellare tutti
i ricordi dell'uomo nefando e lo

dichiara la sacerdotessa"
Ciò detto, tace, intanto il pallore occupa il volto.
Tuttavia Anna non crede nasconda coi riti

strani
la morte, né con la mente concepisce sì grandi pazzie
o teme cose più gravi della morte di Sicheo.
Perciò

esegue gli ordini.

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