Eneide, Libro 4, traduzione vv. 504-521 - Studentville

Eneide, Libro 4, traduzione vv. 504-521

At regina, pyra penetrali in sede sub auras

erecta ingenti taedis atque ilice secta,
intenditque locum sertis et fronde coronat
funerea; super exuvias ensemque

relictum
effigiemque toro locat haud ignara futuri.
stant arae circum et crinis effusa sacerdos
ter centum tonat

ore deos, Erebumque Chaosque
tergeminamque Hecaten, tria virginis ora Dianae.
sparserat et latices simulatos fontis

Averni,
falcibus et messae ad lunam quaeruntur aenis
pubentes herbae nigri cum lacte veneni;
quaeritur et nascentis

equi de fronte revulsus
et matri praereptus amor.
ipsa mola manibusque piis altaria iuxta
unum exuta pedem vinclis,

in veste recincta,
testatur moritura deos et conscia fati
sidera; tum, si quod non aequo foedere amantis
curae

numen habet iustumque memorque, precatur.

Versione tradotta

Ma la regina, eretto il grande rogo nella parte

interna
sotto i cieli con rami di pino e leccio tagliato,
riveste il luogo di ghirlande e l'incorona di

fronda
funerea; pone sul letto le spoglie e la spada lasciata
l'effigie non ignara del futuro.
Gli altari stanno

attorno e la sacerdotessa, sciolta i capelli,
trecento volte grida gli dei, Erebo e Caos
e la triplice Ecate, i tre volti

della vergine Diana.
Aveva pure sparso le acque simulate della fonte d'Averno,
si cercano erbe rigonfie con latte di

nero veleno
mietute sotto la luna con falci di bronzo ;
si cerca anche l'amore strappato dalla fronte d'un

cavallo
nascente rubato alla madre.
Lei stessa con farina e mani pie presso gli altari,
toltasi un piede dai calzari

in veste discinta,
destinata a morire invoca gli dei e le stelle consce
del fato; poi se c'è una qualche potenza,

giusta e benevola,
ha a cuore gli amanti con sorte ingiusta, la prega.

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